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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 08:02.

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di Nicoletta Picchio
ROMA - «Sono lieto della votazione, il mio obiettivo è essere il presidente di tutti, mi adopererò in questa direzione». Sono le prime parole che Giorgio Squinzi ha pronunciato ieri mattina, nella conferenza stampa, subito dopo essere stato designato presidente. Indicando la rotta del suo mandato: «Farò sì che Confindustria dia una spinta importante per ritrovare le crescita, combattendo la disoccupazione, specie giovanile».
Sarà Squinzi, vice presidente di Confindustria per l'Europa e numero uno della Mapei, il successore di Emma Marcegaglia come numero uno della Confederazione, scelto dalla giunta, con voto segreto, con 93 voti. All'altro candidato in corsa, Alberto Bombassei, vice presidente di Confindustria per i rapporti sindacali e presidente della Brembo, sono andati 82 voti (erano 177 i presenti su 186 aventi diritto, due sono state le schede bianche).

«Questa presidenza per me è una missione, tanti amici me lo hanno chiesto, l'ho fatto, ho vinto e sono contento: in termini sportivi ce l'ho messa tutta», ha continuato Squinzi, per poi aggiugnere una battuta «ho vinto sul filo di lana, mi ricordo il ciclista della mia squadra, Oscar Freire: veniva fuori negli ultimi 50 metri e batteva tutti».

Nella conferenza stampa, dopo la giunta, Squinzi aveva accanto, come tradizione, la presidente uscente, Emma Marcegaglia. È stata lei, ieri mattina ad aprire la riunione del parlamentino di viale dell'Astronomia, con una breve introduzione, per poi lasciare la parola ai tre saggi, Luigi Attanasio, Antonio Bulgheroni e Catervo Cangiotti, che hanno presentato una relazione sulla loro attività di sondaggio della base. Dopodiché è toccato di nuovo alla Marcegaglia prendere la parola, per annunciare l'esito della votazione, accolto dall'applauso. Stretta di mano tra i due candidati, con Bombassei che ha dichiarato: «Pronti ad una piena e leale collaborazione», chiedendogli di «ascoltare le istanze di cambiamento». E intanto ha convocato i suoi sostenitori martedì a Milano.

Programma e squadra del presidente designato dovranno essere presentati tra poco meno di un mese, alla giunta del 19 aprile. Squinzi già ieri ha indicato alcune priorità, che aveva esposto anche nelle lettere inviate agli associati, a metà febbraio, e alla giunta, la scorsa settimana. «In questi mesi sono state sottolineate le differenze tra i candidati, le divisioni sono più apparenti che reali, se si guardano i programmi le differenze sono minime», ha detto Squinzi nella conferenza stampa, riferendosi al programma di Bombassei e riconfermando, in risposta ad una domanda di un giornalista, che il suo obiettivo è «ricompattare» e che «il voto è chiaro, anche se i margini non sono amplissimi. Mi sento autorizzato, certificato dalla maggioranza che ho avuto a poter operare con la massima tranquillità nella direzione di ricompattare Confindustria. Ho già vissuto un'altra elezione di contrapposizione, dopo il voto le cose si ricompongono, mi impegnerò molto». Insistendo ancora su questo punto: «Non ci sono padri della vittoria e della sconfitta, il numero di voti a favore che ho avuto non possono attribuirsi ad una componente piuttosto che a un'altra».

In questo impegno di ricompattare Confindustria Squinzi ha sottolineato anche lavorerà anche per far rientrare la Fiat: «Non so che margini di ricomposizione ci saranno, comunque farò ogni tentativo, come ho già dichiarato».

L'elezione definitiva a presidente di Confindustria avverrà nell'assemblea privata del 23 maggio. Il giorno dopo nell'assemblea pubblica, dopo un saluto della Marcegaglia, Squinzi terrà il primo discorso ufficiale. Il suo mandato durerà fino a maggio del 2016. Missione e servizio. «Ma non voglio in nessun modo rinunciare alla mia identità di imprenditore», ha scritto Squinzi nella lettera agli associati di metà febbraio. E ieri l'ha ripetuto, rispondendo a una domanda in conferenza stampa: «Non vorrei perdere il contatto con l'azienda».

Aggiungendo comunque che, pur amministratore unico di Mapei, in azienda c'è una prima linea di 150 manager, oltre all'impegno dei figli (uno che segue la parte più tecnica, l'altra lo sviluppo e le acquisizioni) e della moglie. «Il mio ruolo è sempre più quello di rappresentare la continuità. E comunque in questi anni ho dato molto al sistema associativo, come presidente di Federchimica e vicepresidente di Confindustria, oltre che numero uno dei chimici europei». E ancora: «Spero di essere all'altezza: non sarà facile dopo tanti presidenti di alto profilo, ultima Emma Marcegaglia, di cui sono onorato di far parte della squadra».

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