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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 09:21.
L'ultima modifica è del 23 marzo 2012 alle ore 09:22.

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Campione del made in Italy, uomo di sport, appassionato di musica. L'intuizione di fare della Mapei (azienda fondata dal padre Rodolfo nel 1937 alla periferia di Milano) una "multinazionale tascabile" scatta nel lontano 1976 quando vince l'appalto, insieme con l'azienda piemontese Mondo, per realizzare la pista olimpica di Montreal. Giorgio Squinzi (laureato in chimica industriale all'università di Milano) segue la parte vendite, inizia a girare il mondo e impara le lingue: «Dopo aver visitato il cantiere – ammette - ci siamo accorti delle potenzialità del mercato canadese». Trascorsi due anni viene avviata la prima fabbrica in Canada che si affianca allo stabilimento. Da allora è iniziato un processo di globalizzazione che ha portato Mapei ad aprire 60 impianti produttivi distribuiti in 29 Paesi nei 5 continenti: internazionalizzazione imposta anche dal tipo di materiali(adesivi per l'edilizia) che non si possono trasportare oltre 500 chilometri e, quindi, per essere competitivi sui prezzi bisogna produrre sul posto.

Il modello di business nel mondo si consolida nel corso del tempo; l'azienda "sonda" il mercato iniziando a esportare, poi costituisce una società commerciale e, quando ci sono certezze, viene avviata una produzione. Il risultato è una multinazionale con un fatturato di oltre 2,1 miliardi nel 2011 (erano 150 poco più di 20 anni fa) che occupa 7.500 dipendenti, il 12% dei quali impegnati nella ricerca.

«Uno dei risultati più significativi nella mia carriera imprenditoriale – sottolinea Squinzi – è quello di non aver mai effettuato licenziamenti e non aver mai chiesto la cassa integrazione». La Mapei ha conservato tutte le caratteristiche di azienda famigliare in un contesto organizzativo "globale": oltre a Giorgio Squinzi (amministatore unico) lavorano in azienda la moglie Adriana, i figli Marco e Veronica e il marito Emanuele, affiancati da una prima linea composta da 150 manager a livello mondiale; tutti reclutati sul posto, perchè non c'è mai stata l'abitudine del dirigente "esportato".

L'imprenditore milanese (non vuole essere definito industriale bergamasco: «Sono nato nel '43 a Cisano Bergamasco, soltanto perché la mia famiglia era sfollata ma in quel paese sono rimasto sei mesi») indica i tre pilastri la filosofia aziendale: forte specializzazione (soltanto chimica per l'edilizia, dove Mapei è tra i leader nel mondo con Basf e Sika e adesivi per la chimica dove è numero uno) internazionalizzazione e ricerca. Questa formula ha consentito a Mapei di partecipare a costruzioni e restauri tra i più prestigiosi al mondo: attualmente è impegnata nella costruzione degli impianti olimpici a Londra, ai lavori per il canale di Panama e nella realizzazione della diga più alta al mondo in Etiopia.

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