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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2012 alle ore 08:35.

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Non mancano oggi indagini sulla famiglia che documentano come essa sia un bene effettivo, riscontrabile empiricamente e praticamente in ogni società. Per esempio, la quarta indagine condotta nel 2009 sui valori degli europei (European Values Studies).

Questo è il primo di una serie di interventi che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, proporrà ogni sabato. Riflette sull'esigenza di ri-conoscere la famiglia oggi e il suo compito nelle nostre società plurali anche a partire dalla provocazione offerta dal prossimo Incontro mondiale delle Famiglie, che porterà milioni di persone a Milano dal 29 maggio al 3 giugno prossimi.

Evidenzia che la famiglia viene ritenuta molto importante da una quota rilevante della popolazione (media tra i Paesi, 84%; Italia, 91%) e si colloca al primo posto in 46 Paesi su 47. Essa precede aspetti centrali del vivere sociale quali il lavoro, le relazioni amicali, la religione, il tempo libero e la politica, che, al contrario, si distribuiscono in modo differente all'interno dei vari contesti. Altri dati, come quelli dell'Istat sulle famiglie italiane, parlano di un incremento dei nuclei familiari che non superano le tre persone e anche dell'incremento delle convivenze e dei cosiddetti single.

Questi numeri, che pur mettono in luce orientamenti generali, ci ripropongono un interrogativo cruciale: quali sono le caratteristiche costitutive di una famiglia? Non ogni forma di convivenza può essere chiamata famiglia. Per evitare confusioni logica vuole che ad ogni "cosa" corrisponda un "nome" preciso.

Lévi-Strauss parlava dell'unione socialmente approvata di un uomo e una donna e i loro figli come di «un fenomeno universale, presente in ogni e qualunque tipo di società». Questo importante rilievo registra l'esistenza di una sorta di "universale sociale e culturale" che indica il proprium della famiglia. Reputo che questo dato sia ancora attuale e non possa essere ragionevolmente smentito. Esso può esprimersi in molte forme come la storia del passato documenta e come il futuro ci riserverà. Queste forme, tuttavia, sono "famiglie" solo se conservano tutti gli elementi del proprium richiamato dal celebre antropologo francese. Quali sono?

La famiglia mette in campo il legame di appartenenza che si instaura tra i soggetti che la compongono (l'uomo, la donna e i loro figli). È quella specifica forma di "società primaria" che tiene insieme e di fatto permette un armonico sviluppo delle differenze costitutive dell'umano - quella sessuale tra l'uomo e la donna e quella tra le generazioni (nonni, padri, figli). Possiamo dire in un altro modo: la famiglia è formalmente istituita per dare forma sociale alla differenza dei sessi in quanto generatrice di vita.

L'identità della persona è strettamente connessa sia alla presenza della coppia generativa, sia alla storia delle generazioni di cui è espressione. Questo è un dato costante, comune ad ogni esperienza familiare e non si tratta di un dato puramente biologico. Infatti, «nella biologia della generazione è inscritta la genealogia della persona» (Giovanni Paolo II).

Il quotidiano e stabile rapporto "io-tu" che passa attraverso le relazioni primarie vissute in famiglia, favorisce inoltre l'equilibrata crescita della persona. In questo sta la forza drammatica della famiglia: essa costituisce per ogni uomo, nei suoi aspetti positivi e negativi, la via privilegiata per cogliere e sviluppare la propria identità personale.

Il riconoscimento della famiglia come relazione specifica tra i sessi e le generazioni implica quel patto socialmente e pubblicamente accolto tra due persone di sesso diverso, che è il matrimonio. Tale patto connette anche generazioni diverse, figli e genitori e fa accedere alle genealogie-stirpi paterna e materna.

L'autocoscienza dell'uomo, anche irriflessa, poggia quindi su un legame e un'appartenenza originaria nella quale è possibile in ogni momento ritrovarsi.

La famiglia così intesa si diffonde nella società, non come un bene privato, ma come un vero e proprio bene comune e, quindi, fa emergere l'intrinseca natura relazionale dell'umana esperienza. In questo senso, appartenenza familiare e appartenenza sociale si rimandano e si coimplicano: dalla loro relazione si sviluppa la fiducia tra i soggetti e la capacità di cooperare responsabilmente al bene comune in un incessante scambio reciproco.

Riconoscere la famiglia come soggetto sociale è una delle sfide cruciali di fronte a cui si trova la nostra società individualizzata e frammentata.

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