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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 alle ore 09:05.

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Dando «nuovo vigore» alla loro fede, i cattolici cubani debbono impegnarsi «con le armi della pace, del perdono e della comprensione», «a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell'uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio». È l'appello che Benedetto XVI ha pronunciato sera a Santiago de Cuba, alla fine della prima messa celebrata in plaza Antonio Maceo gremita da oltre 200 mila fedeli. Il presidente Raul Castro era in prima fila e ha applaudito le parole del Papa. Il Signore, ha ricordato il Pontefice nella sua omelia, «ha sconfitto il potere del male che tutto oscura e ha fatto germogliare un mondo nuovo, il mondo di Dio, della luce, della verità e della gioia». E, ha assicurato rivolto ai cattolici cubani, «non smetterà di benedire con frutti abbondanti la generosità del vostro impegno».

Nel paese cattolico con il Papa disponibile a un incontro con Fidel - probabilmente mercoledì - ma non con il presidente venezuelano Chavez, all'Avana per fare chemioterapia, aumentano gli arresti dei dissidenti del regime. La Commissione cubana dei diritti umani e di riconciliazione (organizzazione considerata illegale nell'isola) ha rivisto al rialzo il numero degli arresti di dissidenti e oppositori nel Paese, a poche ore dall'arrivo del Papa: ne stima almeno 150, secondo la stampa locale. Secondo il presidente della Commissione, Elizardo Sanchez si tratta di «arresti preventivi». Inoltre il governo ha proibito ad almeno altrettante persone - stando alle dichiarazioni di Sanchez - di uscire di casa o di assistere alle messe che saranno officiate da Benedetto XVI sull'isola.

Nei giorni scorsi il gruppo dissidente della Damas de Blanco, le Signore in bianco, era tornato a chiedere un incontro col pontefice , ma il capo di stato Vaticano non ha previsto alcun incontro con la dissidenza. Le Damas, guidate dalla leader Berta Soler, hanno comunque espresso l'intenzione di andare in piazza, per la messa, vestite di bianco e ciascuna con un fiore bianco in mano (loro segno distintivo). Le autorità cubane, già dall'inizio del mese, hanno fatto sapere che non avrebbero tollerato azioni di disturbo.


Alla fine della messa di Benedetto XVI nella piazza Antonio Maceo di Santiago, il presidente cubano Raul Castro è salito sul palco della celebrazione per salutare e stringere le mani al Pontefice. Castro ha preso entrambe le mani del Papa tra le sue e lo ha calorosamente ringraziato. Non è mancato però il "disturbo". Un uomo ha cercato di avvicinarsi al palco dell'altare gridando slogan contro il comunismo e per la libertà (vedi video). Il piccolo trambusto è in breve rientrato con l'inizio della celebrazione. Dell'episodio ha parlato anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in un briefing con la stampa, sottolineando che il tutto «è durato un minuto o due, è terminato rapidamente». A proposito della possibilità di manifestazioni di oppositori e dissidenti durante la visita del Papa, Lombardi ha commentato: «ognuno ha diritto di manifestare la propria opinione, un'altra cosa è disturbare le celebrazioni religiose».

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