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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2012 alle ore 09:53.

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Piano per la nuova Torino Lione: linea ridotta a 18 km (Ansa)Piano per la nuova Torino Lione: linea ridotta a 18 km (Ansa)

Si restringe al tunnel di base, più le stazioni internazionali di Susa e Saint Jean de Maurienne, il progetto della Torino-Lione, fase uno della parte comune. I treni veloci, una volta sorpassato il confine di Stato e percorsi circa 18 chilometri in Italia (gli unici che per ora saranno davvero realizzati), proseguiranno verso Torino imboccando a Bussoleno la linea storica, attraverso la realizzazione di due nuovi ponti sulla Dora più quello di ferro già esistente.

Scompare, invece, a data da destinarsi (ma resta sulla carta, pur senza attuazione) il tunnel dell'Orsiera, che pur era la vera novità del progetto "ad impatto zero" e al 90% interrato, presentato nel 2010 dell'Osservatorio di Virano. Un taglio significativo e inevitabile (perché l'opera era faraonica, in tempi di ristrettezze di portafoglio), che porta via con sé anche la conseguente (e ormai inutile) interconnessione fra la Tav e la linea storica nella piana delle Chiuse.
Questi i punti fermi del progetto in versione "low cost", che sono stati llustrati ieri per la prima volta in pubblico dall'Osservatorio di Mario Virano, durante l'incontro con gli amministratori locali in Regione, presente il presidente Roberto Cota, la Provincia e i Comuni interessati alla Tav. Si tratta della seconda riunione in un calendario con cadenza quindicinale, voluto dal governatore del Piemonte, che ha l'obiettivo di ricucire il dialogo con la Valsusa, dopo la protesta e gli scontri di fine febbraio, per impedire l'avvio dei sondaggi di Chiomonte.
Come ha spiegato lo stesso Virano, il Cipe venerdì scorso (oltre a stanziare i primi 30 milioni per nodo di Torino e opere di compensazione in Valsusa) ha anche approvato la suddivisione in fasi della Torino-Lione. E ha chiarito che, sulla parte italo-francese, Ltf dovrà procedere con la progettazione definitiva soltanto per la tratta transfrontaliera, che appunto comprende la maxi galleria Italia-Francia, più gli scali di Susa e Saint Jean de Maurienne e inteconnessioni.

Analoghi tagli, come quelli per la parte comune, si annunciano anche per la tratta italiana della linea (quella tutta a carico del nostro Paese e di Rfi): ma qui il progetto preliminare non è ancora pronto ed è presto per dare conferme definitive. Anche se si è parlato di rimandare a dopo il 2030 la gronda merci di Torino.
La riduzione dell'impatto. Insieme alle sforbiciate, si riducono non solo i costi della Tav (8,2 miliardi più circa 300 milioni di bonifiche, espropri e spostamento di sottoservizi, di cui fra i 2,8 e i 3 miliardi a carico dell'Italia, ipotizzando un cofinanziamento europeo al 40%), ma si dimezza l'impatto per la realizzazione dell'opera in Valsusa. Anche perché, come anticipato ieri dal Sole 24 ore, sono solo sette i comuni coinvolti da questa prima tranche e cioè oltre a Susa, Chiomonte per il tunnel esplorativo della Maddalena, Venaus, Mompantero, Giaglione, Bussoleno e Mattie. Ma per tutti, eccetto Susa e Bussoleno, si parla di un passaggio della galleria in tunnel profondo.

L'impatto si riduce anche in altri termini. «Innanzitutto, di dieci anni di cantiere, appena quattro riguarderanno davvero i lavori pesanti di scavo – puntualizza Virano –. Se il tracciato del progetto preliminare, interferiva con 22 fabbricati, di cui undici a Chiusa San Michele, ora questi edifici non verranno toccati, almeno per i prossimi trent'anni. Mentre diminuiscono anche le quantità di smarino estratte. Saranno pari a 16,4 milioni di metri cubi, di cui solo 3,6 milioni saranno gestiti in Italia, o reimpiegati per produrre i conci di rivestimento della galleria, oppure smaltiti utilizzando il treno».
La reazione dei sindaci. «Un passo avanti, anche se i problemi restano». Questa in sintesi la reazione, al termine dell'incontro di ieri, dei sindaci contrari alla Torino-Lione, che oggi annunciano una conferenza stampa per rispondere con l'altra faccia della medaglia ai "vantaggi" della Tav messi in luce dal Governo. «Alla fine la Tav si riduce al tunnel di base – sottolinea Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Valsusa e Valsangone –, ma si sta sempre parlando di un'opera che per materiali movimentati è pari al tunnel della Manica». Soddisfatto (pur contrario) dei progressi raggiunti a forza di "dire dei no" è Antonio Ferrentino, sindaco di Sant'Antonio di Susa e un tempo alla testa della protesta dei sindaci, oggi su posizioni di mediazione. «Proprio l'opposizione ha costretto tutti – sottolinea – a uno studio approfondito, che ha ridotto l'impatto dei cantieri sul territorio. Senza l'Orsiera tutta la Bassa valle non sarà più interessata dai lavori». Scettici i sindaci di Vaie e Avigliana: «Il problema è che manca ancora un documento ufficiale – spiegano – e che, pur andando avanti solo con la parte transfrontaliera, da nessuna parte sta scritto che il resto del progetto è cancellato. Un problema che blocca anche la trasformazione urbanistica di molti terreni e incide sul valore delle case».

Il nodo di Torino. Ieri la Regione ha approvato in giunta la delibera, che sblocca 142 milioni di risorse Fas per la realizzazione della stazione Rebaudengo, sul passante Ferroviario. Un'opera fondamentale, per attivare il collegamento diretto fra Torino e l'aeroporto di Caselle. I fondi regionali si aggiungono ai 20 sbloccati venerdì dal Cipe, sempre per la progettazione dell'infrastruttura e ai 10 concessi dallo Stato come compensazioni per la Valsusa, in anticipo rispetto ai 135 milioni previsti dalla legge obiettivo per la tratta transfrontaliera. L'assegnazione delle risorse spetterà all'Osservatorio.

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