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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2012 alle ore 14:48.

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Piero Giarda (Fotogramma)Piero Giarda (Fotogramma)

ROMA - Ridurre sprechi e spese superflue per almeno 8-10 miliardi. Nel Governo nessuno ufficialmente rilascia anticipazioni su quella che, a regime, potrebbe essere la dote della prima fase di spending review. Ma l'ipotesi più gettonata tra i tecnici dell'Esecutivo è quella di mettere in moto interventi che dovrebbero fruttare (in ogni caso non a breve termine), il doppio dei 5 miliardi immaginati all'inizio dell'anno come risultato minimo della riqualificazione della spesa.

Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, al quale il premier Mario Monti ha affidato il compito di coordinare il programma di spending review, non conferma né smentisce, ma continua a lavorare al piano complessivo, che è in dirittura d'arrivo. Il dossier, come previsto, sarà presentato entro aprile, probabilmente già attorno al 20 del mese. Oltre alla Presidenza del Consiglio, sei ministeri hanno completato la ricognizione: Interno, Istruzione, Giustizia, Difesa, Affari esteri e Affari regionali. Ed entro i prossime dieci giorni dovrebbe arrivare anche l'analisi della spesa del ministero del Lavoro, peraltro ancora alle prese con la stesura della riforma del mercato del lavoro.

Tutti i ministeri che erano stati individuati, in parte in via sperimentale, per avviare la prima fase di spending review hanno dunque risposto alle sollecitazioni di Giarda. Che in alcuni casi ha inviato propri tecnici nei singoli dicasteri per contribuire a una rapida ricognizione delle varie voci di spesa e all'individuazione delle aree di spreco. Ma c'è anche chi, come ad esempio la Farnesina, ha proceduto con un programma autonomo. Giarda, dunque, ha già incassato un primo risultato: il rispetto della tabella di marcia definita alla fine di gennaio dal Consiglio dei ministri in occasione della relazione preliminare sulla "spending". Per accelerare il più possibile prima o subito dopo Pasqua Giarda dovrebbe fare il punto con con gli altri due membri del Comitato per la riqualificazione della spesa nominato da Monti: il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e il viceministro dell'Economia, Vittorio Grilli. Una volta pronto il dossier, l'intenzione del Governo è quella di passare subito all'attuazione della cura anti-sprechi, che darà comunque risultati progressivi.

L'intervento sulla spesa, del resto, resta una delle coordinate strategiche, insieme alla lotta all'evasione fiscale e alle misure per la crescita, su cui Monti intende orientare l'azione dell'Esecutivo nelle prossime settimane. Non a caso il premier è intenzionato a inserire nel programma nazionale delle riforme da inviare a Bruxelles entro questo mese più di un cenno (probabilmente un apposito capitolo) sulla spending review. Sotto la lente di Giarda, Patroni Griffi e Grilli, è finito il flusso di uscite per il funzionamento dell'apparato pubblico e l'erogazione di servizi a cittadini e imprese pari a oltre 300 miliardi l'anno, più di 100 dei quali esclusivamente collegati all'attività dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali. Voce tra le voci ancora più nel mirino è quella della spesa per acquisti di beni e servizi che nel 2011 ha sfiorato i 140 miliardi, per la precisione 136, rimanendo sostanzialmente in linea con i costi del 2010 (135,6 miliardi) ma solo grazie agli effetti di contenimenti varati nell'ultimo bienni. Tanto è vero che uno degli interventi quasi certi è l'estensione del raggio di azione di Consip.

Agendo sul doppio canale delle uscite per funzionamento dei ministeri e della spesa per forniture ai tecnici del Governo appare plausibile recuperare progressivamente 8-10 miliardi. Una dote che potrebbe anche essere utilizzata per evitare, almeno in parte, l'aumento di due punti dell'Iva (dal 21 al 23%) collegato alla clausola di salvaguardia della delega fiscale. Dai dati già raccolti emergerebbe che una delle voci da aggredire è quella dei costi di immobili e strutture: molti uffici della Giustizia e dell'Istruzione risulterebbero accorpabili. Anche al Viminale, che sconta carenze nei mezzi a disposizione, sembra profilarsi una razionalizzazione dei presidi di polizia. Stesso discorso per le caserme della Difesa. Resta poi in Agenda il riordino delle Agenzie fiscali e di tutte le strutture territoriali di Governo.

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