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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2012 alle ore 21:05.

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C'è un 11 settembre che sta passando quasi inosservato: la rivolta dei Tuareg in Mali ha trascinato alla conquista di Timbuctù l'organizzazione di Al Qaeda nel Maghreb (Aqmi) guidata da Mokhtar Belmokhtar, detto il Guercio o l'Imprendibile. Gli stessi Tuareg del Fronte irredentista Awad sarebbero stati costretti a lasciare campo libero all'Aqmi e agli Ansar Eddin, i Seguaci della Religione, un altro gruppo di miliziani islamici.
In poche parole la rivolta del Mali registra un'avanzata senza precedenti nel cuore dell'Africa sub-sahariana della Jihad islamica.

A chi può interessare una notizia del genere? Anche a noi perché in questa disgregazione del Mali, con un marchio di fabbrica etnico e islamico, sono coinvolti Paesi come l'Algeria e la Libia, fornitori di gas e petrolio, partner economici e anche nella sicurezza del Nordafrica e delle coste mediterranee.

Gli algerini, bersaglio a Timbuctù di una caccia all'uomo in quanto si sono storicamente opposti alle rivendicazioni dei Tuareg, hanno sempre sostenuto che la caduta di Gheddafi a Tripoli avrebbe sguarnito le frontiere libiche con ricadute pesanti sulla stabilità regionale. Ospitano la figlia del raìs Aisha, non hanno nessuna fiducia negli sviluppi di una Libia democratica e temono anche per la sicurezza interna che negli anni'90 fu messa dura prova da un decennio di lotta contro l'integralismo islamico e il terrorismo (150mila morti).

Anche Tripoli è coinvolta: Tuareg e islamici hanno approfittato del caos libico e di un governo quasi inesistente per rifornirsi di armi e denaro con il contrabbando e per la prima volta l'organizzazione africana di al Qaida conquista un città importante come Timbuctù, dimostrando che gli integralisti possono se non vincere raggiungere obiettivi clamorosi, impadronendosi di basi militari dell'esercito maliano. Gli effetti potrebbero essere imprevedibili in una Libia dove circolano 200mila uomini armati con una contrapposzione sempre più evidente tra clan, tribù, realtà regionali e locali.

In ogni caso sale in primo piano il problema controllo delle frontiere libiche mentre la missione europea denominata "border control" stenta a decollare. Nigeria e Niger, dove i gruppi islamici sono in ascesa e puntano a poste tattiche e strategiche, sono gli altri due Paesi che possono essere influenzati da quanto sta accadendo in Mali.

Gli stati della regione, Senegal in testa, sono in fibrillazione e impongono sanzioni, i francesi, che qui sono molto presenti, pure, noi molto meno, come se quello che avvenisse fuori dai nostri ristretti orizzonti non ci riguardasse: le amare sorprese, di ogni genere, vengono proprio da questo atteggiamento.

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