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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2012 alle ore 08:07.

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Umberto Bossi lascia a bordo della sua auto la sede della Lega in via Bellerio a Milano (Ansa)Umberto Bossi lascia a bordo della sua auto la sede della Lega in via Bellerio a Milano (Ansa)

Lui, Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord, era riuscito a entrare nel cerchio magico di Umberto Bossi. Gli inquirenti ‐ grazie alle indagini coordinate dal pm Giuseppe Lombardo della Dda di Reggio Calabria in collaborazione con i pm di Milano e Napoli - stanno ora entrando nel suo cerchio magico. Secondo i magistrati, Belsito avrebbe prelevato dalla casse del partito 200mila euro per le spese personali dei figli di Bossi e altri 200-300mila euro per il Sinpa, il sindacato fondato da Rosy Mauro. Ma questo è solo un aspetto dell'inchiesta.

L'ipotesi, ancora grezza, intorno alla quale sta lavorando la procura di Reggio Calabria è che a Cipro, in Tanzania, Svizzera e Francia potrebbero essere stati riciclati o investiti decine di milioni all'insaputa della Lega Nord grazie ad un trucco semplicissimo: finanziamenti al partito dalla cosca De Stefano di Reggio Calabria che, confusi nella massa dei soldi pubblici, avrebbero varcato la frontiera italiana. Con le procure di Milano e Napoli, Reggio sta cercando di capire se oltre a Romolo Girardelli, indagato e ritenuto dai pm socio d'affari di Belsito, legato alla cosca De Stefano e accusato di aver espatriato soldi proprio per agevolare la potentissima cosca di Archi, altri sapessero cosa stesse accadendo. Gli stessi inquirenti, inoltre, stanno cercando di capire se i soldi che Belsito avrebbe 'puntato' in investimenti e transazioni all'estero fossero suoi, della Lega Nord o comunque il partito ne fosse a conoscenza. Lo sapremo forse presto perché Belsito è stato intercettato al telefono con i vertici della Lega.

Il primo uomo del cerchio magico di Belsito è Bruno Mafrici (anch'egli indagato) che l'ex sottosegretario alla Semplificazione amministrativa ‐ hanno scoperto gli inquirenti reggini ‐ nominò tra i suoi consulenti. La chiave d'accesso al cerchio magico di Belsito, invece, è in Via Durini 14 a Milano dove lavora e opera proprio Bruno Mafrici. In via Durini il pm Lombardo ha infatti dato ordine di sequestrare supporti informatici, atti, documenti e registri riconducibili innanzitutto a Mafrici (apparsi molto interessanti), presso lo studio Mafrici Srl e presso lo Studio M.g.i.m service srl il cui 20% è nelle mani di Pasquale Guaglianone (non indagato e fuori dall'inchiesta) nato a San Sosti (Cosenza), ex leader della destra eversiva e attualmente nel cda delle Ferrovie Nord e presidente del collegio sindacale della Fiera Congressi di Milano. Studio M.g.i.m service srl e Mafrici srl hanno anche un punto di contatto, un socio (anch'egli non indagato e fuori dall'inchiesta) che è il reggino Giorgio Laurendi: in Mafrici srl ha lo 0,5%; in Studio M.g.i.m il 20%.

La procura di Reggio scrive chiaro e tondo nella richiesta di perquisizione e sequestro che tutto il materiale servirà a ricostruire la genesi e la natura dei rapporti tra Mafrici e Romolo Girardelli e al contesto 'ndranghetistico al quale Girardelli, detto l'«ammiraglio», risulta collegato. Tra le persone alle quali Girardelli risulta collegato spiccano due nomi: Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale. Entrambi elementi di primissimo piano - come scrive il pm Lombardo - della cosca De Stefano di Reggio Calabria, attivissima anche a Milano. Proprio indagando sui rapporti di Martino, imparentato con i De Stefano, si aprono scenari incredibili sulla consistenza patrimoniale e finanziaria degli stessi De Stefano nel nord. Da Martino gli inquirenti arrivano a Mafrici e a scoprire che Belsito, quando era sottosegretario alla Semplificazione, aveva tre consulenti tra cui uno era proprio l'avvocato Mafrici. La guardia nei confronti di Mafrici a quel punto diventa ancora più alta e così la procura di Reggio ne segue passo passo tutti gli spostamenti reali o virtuali: dalla Svizzera a Cipro, dalla Tanzania alla Francia.

Una figura centrale è anche Paolo Scala, che avrebbe investito i soldi della Lega a Cipro e in Tanzania. Scala è stato interrogato dal pm Lombardo a Milano ma dovrà tornare nei prossimi giorni davanti ai magistrati. Al quarto piano del palazzo di giustizia milanese è stata ascoltata come testimone anche Daniela Cantamessa, una delle segretarie di Umberto Bossi. Poi è toccato a Nadia Dagrada, dirigente amministrativo e responsabile del settore gadget della Lega, e infine a Tiziana Vivian, collaboratrice di Belsito e del suo predecessore Maurizio Balocchi. Nelle stesse ore, a Roma, la Guardia di Finanza ha aperto la cassaforte di Belsito negli uffici della struttura della Camera a Palazzo Marini, dove sono stati sequestrati documenti ritenuti «utili» dai pm.

Aggiornamento del 4 novembre 2021: Il 28 dicembre 2017, il Gip di Genova, su conforme richiesta della Procura ha archiviato il procedimento nei confronti di Bruno Mafrici.

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