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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2012 alle ore 17:23.

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Si è ucciso in casa, sparandosi un colpo di fucile in pancia. Ai familiari ha lasciato una lettera in cui chiedeva scusa e spiegava che la sua ditta era fallita. È finita così la storia di un imprenditore, Mario Frasacco, 59 anni e tre figli, titolare di un'impresa di costruzioni e di lavorazione dell'alluminio. Il fatto è avvenuto in un appartamento all'interno di uno stabile di via del Cottanello, nella zona est della capitale, tra Pietralata e Tiburtina. L'azienda, a causa della crisi, era sulla strada del fallimento e aveva messo in cassa integrazione tutti gli addetti. Il corpo dell'uomo è stato scoperto dal figlio, che ha dato l'allarme.

Un amico: questa crisi ci sta ammazzando tutti
Immediate le reazioni alla vicenda. Così ha reagito un amico, intervistato dall'Ansa: «Non immaginavo che la situazione economica della sua ditta fosse così grave. Questa crisi ci sta ammazzando tutti e Monti si porterà i morti sulla coscienza. Il mio amico non ha retto al peso di aver dovuto mettere in cassa integrazione almeno tre dei suoi dipendenti».

Alemanno: il Governo dia risposte alla crisi
«Sono molto impressionato dal suicidio di un altro imprenditore avvenuto a Roma in pochi giorni. La crisi economica sta producendo un massacro tra le piccole e medie imprese italiane», scrive sul suo blog il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Un massacro che non è solo economico ma che coinvolge anche le persone, lavoratori che perdono l'impiego e imprenditori che vedono crollare la propria azienda», aggiunge Alemanno. «Questo è l'effetto di una gravissima mancanza di fiducia e di speranza nel futuro a cui il Governo è chiamato a dare una risposta. I Comuni cercano di fare tutto il possibile ogni giorno, ma senza l'allentamento del Patto di stabilità e la possibilità di erogare pagamenti, si crea un effetto combinato e disposto tra tasse che aumentano e pagamenti che non vengono erogati».

Zingaretti: episodio frutto della paura del futuro
«Il suicidio dell'imprenditore è una tragedia drammatica. L'atto estremo è la punta di un iceberg di una situazione che noi vediamo tutti i giorni nelle strade, nelle persone che chiedono aiuto, nel numero incredibile di aumento di disoccupati e di famiglie che hanno ormai paura del futuro. Un episodio che chiarisce quanto sia urgente pensare, creare, proporre e realizzare un nuovo modello di sviluppo per voltare pagina in questo Paese», ha commentato il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.

Le associazioni di categoria: la politica ha il dovere di rispondere
Anche le associazioni di categoria delle piccole imprese chiedono alla politica e alle istituzioni un intervento per alleviare la crisi e le sofferenze economiche di molte aziende e lavoratori. «La politica ha il dovere di rispondere. Meno lacrime e più fatti, perchè i fatti salvano le vite, le lacrime non servono a niente», ha commentato il direttore della Cna di Roma, Lorenzo Tagliavanti, mentre per il presidente della Confcommercio della capitale, Giuseppe Roscioli, «non possiamo più rimanere indifferenti: è arrivato il momento che le forze economiche del territorio facciano sentire tutte insieme la loro voce per sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sulla gravità del momento che stanno vivendo. Non possono essere più rinviate risposte concrete alle problematiche delle imprese, garantendo loro politiche di sviluppo e di sostegno di cui hanno disperatamente bisogno».

Il 18 aprile fiaccolata in ricordo degli imprenditori suicidi
Il 18 aprile è stata organizzata a Roma una fiaccolata «per gli imprenditori suicidi» davanti al Pantheon. Lo ha annunciato il presidente di Federlazio Maurizio Flammini dopo la morte dell'imprenditore di Pietralata. «Sarà una fiaccolata silenziosa per sensibilizzare su quella che sta diventando una vera e propria tragedia - ha spiegato Flammini - in Italia dall'inizio della crisi si contano centinaia di imprenditori e lavoratori che si sono suicidati per problemi economici. Secondo alcune fonti sarebbero addirittura migliaia». Flammini ha aggiunto: «Abbiamo coinvolto tutte le associazioni datoriali e tutti i sindacati proprio per porre la massima attenzione su questo dramma. La crisi sta schiacciando le Pmi più di tutti gli altri, e, al momento, non vedo azioni forti da parte del Governo».

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