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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2012 alle ore 16:03.

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I primi soccorsi all'uomo, un italiano di 58 anni, che si è dato fuoco alle 8 del 28 marzo (Ansa)I primi soccorsi all'uomo, un italiano di 58 anni, che si è dato fuoco alle 8 del 28 marzo (Ansa)

È morto Giuseppe Campaniello, il 58enne di Ozzano che mercoledì 28 marzo si era dato fuoco davanti agli uffici della Commissione tributaria di via Paolo Nanni Costa a Bologna. L'artigiano, schiacciato dal peso dei debiti, aveva riportando ustioni gravissime su tutto il corpo.

L'uomo è deceduto oggi nel reparto dell'unità operativa di prima anestesia e rianimazione dell'Ospedale di Parma, dove era stato trasferito in elisoccorso nove giorni fa, subito dopo il gesto suicida.

Nei giorni scorsi la Procura aveva aperto un fascicolo sul caso e avviato indagine contro ignoti per istigazione al suicidio.

La ricostruzione degli ultimi mesi
Una vicenda dolorosa di debiti con il fisco, che era culminata anche in una denuncia penale. Così, la mattina del 28 marzo, l'artigiano si era dato fuoco dentro la sua Fiat Punto parcheggiata davanti al palazzone che fino a pochi mesi fa ospitava anche la sede della Agenzia delle Entrate.

Aveva lasciato accanto alla vettura delle lettere, una destinata proprio alla Commissione tributaria, in cui spiegava di aver «sempre pagato le tasse» e chiedeva di «lasciar in pace» almeno la moglie, cui aveva rivolto una commovente missiva di addio.

L'uomo era tormentato dalle pendenze con il fisco, che gli chiedeva almeno 104mila euro (cifra non confermata dall'Agenzia, e che probabilmente non teneva conto di cospicue maggiorazioni per sanzioni). Una cifra dovuta all'agenzia delle Entrate per lo più per sovrafatturazioni, cioè dichiarazioni di costi maggiori di quelli realmente sostenuti, emerse nei controlli fiscali, e contro cui l'uomo aveva cercato inutilmente di far ricorso alla commissione tributaria provinciale (che gli aveva dato torto).

Dagli accertamenti del Fisco era poi nata anche una denuncia penale, visto che era stato accusato di aver usato fatture mendaci. Proprio la mattina del suo gesto disperato, Giuseppe era infatti imputato (rappresentato in aula dal suo legale Massimo Lettera) in tribunale a Bologna per l'accusa di uso di fatture false. Il legale - su mandato dell'assistito - aveva patteggiato una pena di 5 mesi e 10 giorni.

La pena era stata sospesa perché Giuseppe C. era incensurato. Giuseppe si era dato fuoco alle 8,15, prima che l'udienza fosse aperta, ma la notizia in tribunale era arrivata solo nel pomeriggio, quando la sentenza era già stata pronunciata.

Il sindaco di Bologna Merola: troppi suicidi per cause economiche
E giunge il cordoglio il sindaco di Bologna, Virginio Merola, per la scomparsa dell'imprenditore che lo scorso 28 marzo aveva tentato il suicidio in via Costa: «Esprimo condoglianze a nome mio e dell'Amministrazione comunale tutta alla famiglia dell'imprenditore deceduto oggi all'Ospedale Maggiore di Parma dopo nove giorni di agonia» dichiara Merola, aggiungendo che si tratta di «Una morte che ci colpisce tutti, già troppe persone hanno compiuto gesti estremi in questo periodo di crisi economica. Occorre che ognuno di noi faccia la propria parte per prevenire che in futuro possano ripetersi situazioni di disagio che portino le persone ad arrivare a togliersi la vita».

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