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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2012 alle ore 18:43.

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La giornalista e scrittrice Miriam Mafai con il compagno Giancarlo Pajetta, esponente del Partito Comunista Italiano, in una foto d'archivio (ANSA)La giornalista e scrittrice Miriam Mafai con il compagno Giancarlo Pajetta, esponente del Partito Comunista Italiano, in una foto d'archivio (ANSA)

Un amore lungo trent'anni, vissuto fino alla morte di lui, senza mai che uno chiedesse all'altro di rinunciare al giornalismo o alla politica. Mantenendo per lungo tempo ognuno la propria casa. «Non eravamo interessati nè io, che avevo già più di 30 anni e due figli nè lui, che ne aveva oltre 50, a scambiarci l'esistenza dalla mattina alla sera». Un amore nel senso più autentico del termine, quello tra Miriam Mafai e Giancarlo Pajetta, il partigiano Nullo, uno fra i più importanti esponenti del Partito comunista italiano, morto nel 1990. Un amore incontrato da giovane, ma poi vissuto come tale in età adulta.

I due, come ha raccontato la scrittrice e giornalista, morta oggi a Roma, si misero insieme nel 1962: «Ci siamo voluti molto bene, Giancarlo e io, ma non abbiamo mai sacrificato pezzi della nostra esistenza». A molti nel Partito comunista non andava giù questo rapporto, all'epoca non esisteva il divorzio e Miriam era separata e madre di due figli. Rimane storica la citazione su questo lungo rapporto: «Tra un weekend di passione con il mio Pajetta e un'inchiesta io preferirò sempre, deciderò sempre per la seconda».

Parole che raccontano una donna che ha sempre vissuto appieno, dimostrando gran carattere, decidendo autonomamente di volta in volta le sue priorità, in un gioco fatto di equilibri fra ragione e cuore, entrambi presentiti, in cui però la testa ha avuto un ruolo fondamentale. «Mi sono trovata bene così con Pajetta - raccontava in un'intervista -. Lui non si sentiva secondo rispetto al mio lavoro e io non mi sentivo seconda rispetto alla politica. Eravamo alla pari».

Una vita, quella di Miriam Mafai, dedicata ad un giornalismo di altissimo livello, senza far mancare però le amicizie, la famiglia, i figli, i nipoti, i pronipoti addirittura (ai quali, ammise senza rimpianti, ha potuto dedicarsi più che ai suoi figli). «Alle giovani dico sempre - dichiarò in occasione dei suoi 80 anni - di non abbassare la guardia, non si sa mai. Le conquiste delle donne sono ancora troppo recenti».

Il suo compagno di un vita morirà la notte tra il 13 e 14 settembre del 1990 a 79 anni senza un rumore, ancora vestito, dopo una sera spesa ancora una volta tra i militanti comunisti, dopo decenni di battaglie vissute da protagonista, scanditi dalle sue polemiche, segnati dalle sue battute. A trovarlo sarà Miriam, avevano trascorso la serata insieme, prima di dividersi, per la notte, nelle due stanze gemelle affacciate sul corridoio di casa.

Qualche anno dopo, nel 1994, Miriam si candiderà come deputata per il Pds, ma lascerà un anno più tardi: «Una cosa è dare le noccioline alle scimmie e una cosa trovarti dentro la gabbia delle scimmie».

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