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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2012 alle ore 17:55.
L'ultima modifica è del 09 aprile 2012 alle ore 10:10.

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Una fossa con le vittime dell'esercito siriano (Reuters)Una fossa con le vittime dell'esercito siriano (Reuters)

Le forze di sicurezza siriane hanno ucciso oggi almeno 75 persone, tra le quali decine di donne e bambini, secondo fonti dei Comitati locali di coordinamento dell'opposizione citate dalla Cnn. Le vittime sono segnalate in particolare nelle province di Hama, Idlib, Homs e Daraa. Anche ieri le forze siriane di Assad hanno bombardato la provincia di Idlib, vicino al confine con la Turchia, provocando decine tra morti e feriti.

Gli scontri al confine con la Turchia: fuoco sui disertori
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), con sede a Londra, sei membri delle forze di sicurezza e delle guardie di frontiera siriane sono rimasti uccisi in scontri con militari ribelli vicino al villaggio di Salama, nei pressi della frontiera con la Turchia. Mentre fonti ufficiali di Damasco affermano che nove agenti di polizia e un militare governativo sono stati uccisi ad Aleppo.

Altri due siriani sono stati uccisi e 19 persone sono rimaste ferite, ha precisato una fonte ufficiale citata dall'agenzia di stampa turca Anatolia. «Il numero dei feriti che che sono stati portati in Turchia è di 19, ma due di loro sono morti», ha detto il responsabile per la Sanità di Kilis, la città turca vicina alla frontiera siriana dove Ankara ha allestito un campo per i rifugiati siriani.

Ankara: indagini in corso sulla sparatoria al confine
«Non è più valido», nel frattempo, il termine del 10 aprile come data ultima fissata dalle Nazioni Unite per il cessate il fuoco tra le truppe del governo siriano e i disertori . Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri della Turchia Naci Koru. Il termine del «10 aprile non è più valido e dopodomani inizierà una nuova fase», ha detto il vice ministro turco citato dall'agenzia di stampa Anadolu. Commentando l'attacco armato sui civili che cercavano di entrare in Turchia per fuggire alle violenze in Siria, che ha riportato due morti e 19 feriti, Koru ha detto: «Era un attacco diretto contro di noi o era una sparatoria al confine? Stiamo indagando».

Assad: nessun ritiro delle truppe
Da parte sua Bashar al-Assad, il presidente siriano, ha fatto marcia indietro e ha detto «no» al ritiro delle truppe governative, a meno di ottenere garanzie scritte da parte dell'opposizione. Il dietrofront della Siria ha fatto infuriare Kofi Annan, l'inviato speciale dell'Onu e della Lega Araba.

La condanna francese
Anche la Francia «condanna con fermezza il protrarsi dei massacri» in Siria e giudica «inaccettabili le nuove richieste» del presidente Bashar al-Assad, che ha annunciato che non ritirerà le sue truppe dalle città senza «garanzie scritte» dall'opposizione. Lo ha detto il ministero degli Esteri francese.

Mille vittime in una settimana
È di almeno mille morti il bilancio delle vittime del regime di Bashr el Assad nella settimana appena trascorsa. Lo ha detto il colonnello Qassem Saad al-Din, portavoce del comando dell'Esercito libero siriano (Els), che ha anche ribadito l'impegno dell'opposizione a rispettare il cessate il fuoco richiesto dall'Onu, anche se le forze governative non lo faranno. «Ma se», i lealisti, «torneranno a sparare riprenderemo le armi e li combatteremo», ha aggiunto.

La scadenza del cessate il fuoco
L'accordo raggiunto tra la Siria e l'ex segretario generale dell'Onu prevede l'inizio del ritiro delle truppe entro il 10 aprile, con un cessate il fuoco da raggiungere entro 48 ore, al più tardi il 12 aprile.

Annan: violate le garanzie fornite
Da Ginevra, Annan ha affermato che «l'escalation di violenze che si registrano in Siria è inaccettabile», dicendosi «scioccato». Secondo l'inviato speciale, sono state violate le garanzie che gli erano state date. Per tali ragioni, Annan ha invitato Damasco a mantenere le promesse di porre fine al bagno di sangue e ha annunciato che domani compirà una visita di qualche ora a campi per profughi siriani nella provincia meridionale turca di Hatay

Monti e Netanyahu: serve una soluzione condivisa
Italia e Israele sono «impegnate fortemente» per la pace in Medio Oriente e in particolare in Siria. Lo hanno ribadito ieri il presidente del Consiglio, Mario Monti, al termine di un incontro a Cesarea, sulla costa israeliana, con il premier dello Stato ebraico, Benyamin Netanyahu. I due hanno espresso «viva preoccupazione» per quanto accade nel Paese mediorientale e hanno sottolineato la necessità di una «soluzione condivisa dal popolo siriano». Di ieri anche l'appello del Papa: «In Siria cessi lo spargimento di sangue e si intraprenda senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione - ha detto il pontefice - come è auspicato pure dalla comunità internazionale».

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