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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 08:18.

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Abrogazione del sistema di rimborso diretto ai partiti e introduzione di un credito d'imposta del 95% sui contributi che i cittadini decidono di versare alla politica (fino a un tetto massimo di 2mila euro). È il meccanismo elaborato da Pellegrino Capaldo contenuto in una proposta di legge di iniziativa popolare che sta per essere depositata alla Cassazione.

Per assicurare la piena trasparenza tutti i beneficiari del finanziamento saranno iscritti in un elenco del ministero dell'Interno.
Abrogare la legge sul finanziamento dei partiti per sostituirla con un credito d'imposta concesso ai cittadini che donano risorse ai partiti: la proposta dell'economista Pellegrino Capaldo, già anticipata da questo giornale (si veda Il Sole 24 Ore dell'11 marzo) e che sta per essere depositata alla Corte di Cassazione per poi avviare la raccolta delle firme (ne occorrono 50mila), indica un'alternativa efficace e sostenibile alla situazione nella quale il sostegno pubblico alla politica ha finito per arenarsi, come le cronache politiche di questi giorni hanno ampiamente dimostrato. Un sistema ormai distorto nel quale non esiste un collegamento tra spese sostenute e contributi ricevuti.

Quello ideato da Capaldo è un meccanismo diverso che non nega l'idea del costo della politica a carico della finanza pubblica ma ne rovescia la logica: ai cittadini va lasciata la scelta del sostegno alla politica in modo da promuovere il loro coinvolgimento nella vita dei partiti. Una rivoluzione copernicana che lascia però l'onore per gran parte allo Stato: ai cittadini che decidano di sostenere i movimenti politici viene infatti riconosciuto un credito d'imposta pari al 95% del contributo versato con un tetto massimo di duemila euro. A conti fatti, perciò, un contributo di 2mila euro al proprio partito si tradurrebbe per il cittadino-sostenitore in un esborso effettivo di 100 euro, dal momento che 1.900 euro gli verrebbero restituiti dall'Erario.

Il principio della 'defiscalizzazione' del contributo ai movimenti politici esiste già: una quota delle somme versate (pari al 19%) può essere detratta per l'Irpef (persone fisiche) e l'Ires (società). La proposta di legge popolare che sta per essere presentata riserva il credito d'imposta alle sole persone fisiche, mantiene in vita il primo canale di supporto ma cancella il secondo: l'obiettivo è favorire una maggiore partecipazione dei cittadini.
L'altro aspetto sui cui il meccanismo ideato da Capaldo interviene è quello della platea dei beneficiari. Il finanziamento non è riservato ai soli partiti che abbiano partecipato a competizioni elettorali (ottenendo rappresentanza o un numero minino di voti, come accade ora) ma a tutti i movimenti politici e alle fondazioni con precisi requisiti. Le prime devono avere almeno trecento iscritti, le seconde un patrimonio minimo di cinque milioni. Criteri stringenti che non vengono applicate a realtà esistenti con continuità negli ultimi dieci anni.

I casi della Lega e dell'ex Margherita, con tesorieri che hanno gestito in piena libertà e senza controlli i patrimoni che i partiti hanno loro affidato, dimostra ancora una volta che la trasparenza è l'unico antidoto alle malversazioni, ancora più intollerabili in un momento di crisi che impone sacrifici alla collettività. La proposta di legge popolare ‐ per la quale partirà a breve la raccolta delle firme ‐ istituisce un elenco dei soggetti che beneficiano del sostegno agevolato presso il ministero dell'Interno; i contributi inoltre vanno versati su un conto corrente indicato preventivamente all'Agenzia delle entrate, in modo da rendere rintracciabile qualsiasi movimento.
La migrazione dall'attuale sistema a quello proposto da Capaldo prevede un periodo di transizione di cinque anni: un tempo necessario a cittadini e partiti per abituarsi alla 'rivoluzione'. Una fase intermedia in cui continuerà a essere erogato il contributo diretto con un suo progressivo 'prosciugamento': 100% nell'anno di entrata in vigore della nuova legge e riduzione del 20% per ciascuno degli anni successivi. Allo scoccare del quinto anno i contributi diretti invece scomparirebbero.

Il passaggio alla nuova legge dovrebbe comportare un risparmio per le casse dello Stato: è infatti improbabile ‐ è il ragionamento dell'ideatore della proposta ‐ che l'entità delle somme versate dai cittadini ai partiti per le quali si applica il credito d'imposta del 95% possa eguagliare l'enorme flusso di fondi pubblici che l'attuale legge garantisce alle casse dei nostri partiti. Un aspetto che dovrebbe spingere i movimenti politici a rinnovarsi per riconquistare quella fiducia che gli elettori hanno smarrito da tempo.

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