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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2012 alle ore 06:52.
L'ultima modifica è del 11 aprile 2012 alle ore 09:11.
Adesso l'imperativo categorico è fare presto. Il passaggio di consegne, quell'investitura un po' forzata avvenuta ieri a Bergamo davanti a qualche migliaio di militanti e alle telecamere di tutti i Tg è servita da apripista. Ora però va ratificata in tempi rapidi. A giugno, subito dopo i congressi di Lombardia e Veneto, si terrà l'assise federale che eleggerà il futuro segretario della Lega Nord, il successore di Umberto Bossi che tutti al momento individuano in Roberto Maroni.
Bobo ha bisogno di accorciare i tempi. Il limbo del triumvirato rischia di essere pericoloso, di favorire la creazione di correnti e correntine. Meglio muoversi per tempo. È quello che Maroni sta facendo. Per riuscirci però deve scendere a patti. Anzitutto con i veneti. L'appoggio di Tosi, per quanto importante, non basta. Luca Zaia ieri sera a Bergamo c'era e ha fatto sapere pubblicamente che di correre per la poltrona di segretario non gli interessa. L'affermazione del governatore è un buon viatico, un segnale di collaborazione.
Maroni però deve fare i conti anche con gli altri colonnelli. Calderoli e Castelli anzitutto. Il primo in realtà in questo momento è piuttosto indebolito. Non solo perché citato nelle intercettazioni ma anche perché è risultato evidente che non ha opposto resistenza alle modalità allegre con cui si muoveva il cerchio magico. Castelli invece non ne esce male. C'è chi dice che per lui si prepara la guida dei senatori del Carroccio, al posto del cerchista Federico Bricolo che, da quando è scoppiato lo scandalo, non si è più visto né sentito.
Ma chi conta davvero, per il credito che vanta verso la base, è Giancarlo Giorgetti, l'attuale segretario della Lombardia. I rapporti tra lui e Maroni sono ottimi. Giorgetti non ha mai avuto voglia di gareggiare per la leadership del Carroccio. Questo però non significa che non abbia voce in capitolo. Giorgetti era temuto anche dal cerchio magico (che ha più volte tentato di isolarlo) ma non ama le correnti e il protagonismo di alcuni dei maroniani. Per statuto non potrà correre per la segreteria lombarda ma è chiaro che peserà sulla scelta del suo successore. Si continua a parlare di Salvini e Stucchi, due Barbari sognanti, ma non è da escludere che alla fine si possa individuare una terza candidatura sulla quale far convergere anche l'ala più moderata della Lega.
Le prossime settimane saranno decisive. Maroni deve arrivare al congresso avendo dalla sua un consenso molto ampio. È questa l'unica condizione per evitare l'implosione della Lega. Una probabilità che non è affatto scongiurata dalla manifestazione andata in scena ieri. La resa dei conti interna è appena cominciata e anche se l'ex Guardasigilli ha ripetuto che non si farà nessuna caccia alle streghe è chiaro che il cambio al vertice del Carroccio è destinato a ribaltarne profondamente gli equilibri. In altre parole, non è detto che la guerra interna si concluda con la cacciata di Rosi Mauro. I sospetti di collaborazione con il nemico potrebbero essere utilizzati per far piazza pulita di avversari politici come da sempre avviene nei partiti scarsamente democratici.
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