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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2012 alle ore 22:29.

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Sembra una notizia incredibile, ma anche Vienna, paradiso fiscale alpino per eccellenza, ha i suoi capitali in nero esportati in Svizzera per non pagare le tasse. Ma d'ora in avanti si volta pagina. L'Austria stima che sui vicini conti bancari elvetici si trovino tra 12 e 20 miliardi di euro non dichiarati al fisco di Vienna da suoi cittadini e il Governo austriaco ha già iscritto nella Finanziaria 2013 introiti pari a un miliardo di euro come conseguenza del futuro accordo. Soldi preziosi in tempo di crisi economica e perdita della tripla a per i propri bond.

I negoziati tra la Svizzera e l'Austria in merito ad un accordo fiscale sarebbero dunque in dirittura d'arrivo. Lo riferisce sia l'agenzia austriaca Apa sia la Reuters, specificando che il ministro cristiano-sociale delle Finanze di Vienna potrebbe giá firmare venerdì a Berna un'intesa politica con la sua omologa elvetica. Vienna ha confermato che l'accordo è stato raggiunto in linea di principio, mancano solo dettagli tecnici.

Il Cancelliere austriaco Werner Faymann ha detto che i negoziatori stanno rispettando il ruolino di marcia. Contattato dall'agenzia svizzera Ats, il portavoce del Dipartimento federale delle finanze elvetico Roland Meier non ha voluto esprimersi.

Svizzera e Austria dovrebbero ancora fissare le aliquote cui dovranno essere sottoposti i capitali austriaci in nero custoditi nella banche elvetiche. L'aliquota per Vienna dovrebbe essere inferiore al 41% deciso per i capitali di cittadini tedeschi. Ma questi sono dettagli, cioè che conta che nemmeno gli evasori austriaci dormono più sonni traquilli.

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