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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 09:32.

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Mentre In Italia soffia un preoccupante vento di antipolitica, anche se motivato dai recenti scandali, e l'annunciata riforma sulla trasparenza ai bilanci dei partiti ha subito un nuovo stop, negli Stati Uniti, per fare cassa, si procede in modo più spedito.
Alcuni presidenti hanno abbandonato la loro residenza ufficiale perché poco funzionale e- inutilmente costosa- allo svolgimento delle proprie attività. E il fenomeno è in crescita nella patria del pragmatismo.

Dal Colorado a New York, quelli che restano a casa loro
Questa è stata la scelta, ad esempio, di John Hickenlooper, governatore del Colorado, che preferisce sin dall'inizio del suo mandato restare nella propria abitazione, a pochi chilometri da quella ufficiale, la Governor's Mansion (nota anche come Cheesman-Boettcher Mansion) di Denver. Una scelta condivisa dai suoi più stretti collaboratori, con l'eccezione del direttore esecutivo affari locali Reeves Brown. Quest'ultimo, intervistato dal New York Times sulla sensazione di vivere da solo in un palazzo da 26mila metri quadri, è stato caustico: "Avete presente il film Shining?", con riferimento alla celebre pellicola di Stanley Kubrick, con Jack Nicholson nel ruolo di un insegnante disoccupato e alcolista che accetta il lavoro di guardiano invernale in un enorme hotel in Colorado, sperduto tra le montagne e distante ore di viaggio dal centro abitato.

Dello stesso avviso è Michael R. Bloomberg, sindaco di New York, che ha rotto la tradizione cittadina rinunciando a vivere nella Gracie Mansion, che considera poco funzionale e troppo costosa. La stessa decisione è stata presa dai governatori di New Jersey, New Hampshire, Ohio e Michigan. Insomma sembrano lontane un secolo le polemiche che investirono Jerry Brown, nel 1970 alla guida della California, che sollevò dubbi sull'utilità di una residenza ufficiale, con tutti i costi annessi. Oggi, piuttosto, si cita l'esempio dell'Idaho, Stato che ha acquisito la residenza presidenziale nel 2005, senza che nessun presidente vi abbia ancora messo piede, nonostante costi milionari per la manutenzione annuale. Per limitare i danni, da qualche mese alcune sale vengono concesse in locazioni per matrimoni e party vari. Mentre in Sud Carolina buona parte dell'edificio del governatore è stato convertito in museo con accesso a pagamento.
Se gli Obama non pensano certo di lamentarsi per la Casa Bianca, alcuni stretti collaboratori del presidente americano raccontano del disagio di vivere in una residenza dorata sì, ma con poca privacy. Lo scorso anno è stata assunta Angella Reid, proveniente dalla catena alberghiera Ritz-Carlton per organizzare meglio gli spazi della residenza di Washington

In Italia palazzi di prestigio, ma poco amati
Per quanto riguarda l'Italia, i governatori delle regioni non possono contare su un palazzo presidenziale. Per il presidente della Repubblica e quello del Governo la situazione è differente, con locazioni di assoluto prestigio architettonico come il Quirinale e Palazzo Chigi. Entrambi sono occupati dagli attuali aventi diritto, vale a dire Giorgio Napolitano e Mario Monti con relative consorti, mentre il predecessore di quest'ultimo, Silvio Berlusconi, preferiva la privacy di un appartamento privato comunque situato nel centro di Roma, per la precisione a Palazzo Grazioli. Non tutti i capi di Stato hanno comunque soggiornato al Quirinale. Carlo e Franca Ciampi vi si sono trasferiti dall'inizio del mandato, rompendo una tradizione che durava da un ventennio.
All'indomani dell'elezione a primo presidente della Repubblica italiana, Enrico De Nicola rifiutò di soggiornare in quella che fino al 1870 era stata la residenza estiva del Pontefice, per poi diventare palazzo reale dei Savoia. E lo stesso fece Luigi Einaudi. Il primo a risiedere abitualmente al Quirinale fu Giovannni Gronchi, seguito da Antonio Segni, Giuseppe Saragat e Giovanni Leone, tutti con famiglie al seguito. Alessandro Pertini e Francesco Cossiga lo utilizzarono come ufficio, ma senza pernottarvi, e lo stesso fece Scalfaro fino a metà mandato.

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