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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 09:49.

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Sulle nuove regole per garantire trasparenza nei bilanci dei partiti, il gioco del cerino è in pieno svolgimento. La maggioranza accusa la Lega di voler rallentare i tempi di approvazione del provvedimento e il Carroccio, per cancellare anche l'ombra del sospetto, rilancia e annuncia di voler «devolvere in beneficenza» l'ultima tranche di rimborsi, invitando le altre forze politiche a «fare lo stesso». In realtà sia Fli con Italo Bocchino, che il leader dell'Idv Antonio Di Pietro si erano già espressi in tal senso: «Devolviamo in favore del sociale e dei deboli l'ultima tranche di 100 milioni».

Sembra un vero e proprio scaricabarile. L'unica certezza al momento è che non è previsto alcun taglio reale ai finanziamenti e anche le sole norme sul controllo dei bilanci stentano a decollare. Saltata l'ipotesi dell'aggancio al decreto fiscale, la proposta di legge presentata da Alfano, Bersani e Casini sulla certificazione dei bilanci difficilmente potrà contare su un iter abbreviato.

La sede legislativa, che la maggioranza è intenzionata a chiedere, pare già sbarrata in partenza. La Lega infatti ha ribadito che si opporrà all'approvazione in commissione: «Noi vogliamo che la legge sia discussa in Aula, perché ci teniamo che tutto avvenga alla luce del sole», preannunciava in mattinata il capogruppo del Carroccio in commissione Affari costituzionali Pierguido Vanalli. Nonostante i numeri della maggioranza composta da Pdl, Pd e Terzo polo, il regolamento della Camera prevede che se un decimo dei deputati (63) si oppone alla legislativa, l'esame del provvedimento procede per via ordinaria. I deputati della Lega sono 59, a loro si aggiungono (lo hanno già preannunciato) i sei radicali, quindi avrebbero i numeri per far saltare l'iter abbreviato.

Una scelta che viene letta come il tentativo del Carroccio di evitare l'eventuale decurtazione dei fondi, quanto meno dell'ormai famosa ultima tranche da 100 milioni che i partiti si spartiranno entro luglio. E forse è per fugare questi sospetti che l'Idv di Di Pietro, pur non condividendo il testo di Abc, si è affrettata a far sapere che non si opporrà all'iter abbreviato.
È vero infatti che il testo depositato prevede nel regime transitorio, ossia fino al 2012, soltanto il controllo dei bilanci da parte della Commissione sulla trasparenza (quella composta dai presidenti di Corte dei conti, Consiglio di Stato e dal primo presidente di Cassazione) senza alcun esplicito riferimento alle sanzioni. «Ma è evidente che qualora la commissione dovesse confermare l'esistenza di irregolarità, ad esempio sulla rendicontazione della Lega, – fa notare un dirigente del Pdl che sta seguendo passo passo il confronto sulla legge – l'eventuale decisione del presidente della Camera di non assegnare ulteriori fondi al Carroccio diventerebbe difficilmente contestabile soprattutto da parte di chi ha fatto dello slogan "pulizia, pulizia, pulizia" la sua bandiera».

Un sospetto che la Lega, sotto inchiesta in quattro procure e all'indomani dell'avvio dell'era maroniana, non si può permettere. Ecco allora la dichiarazione serale con cui il capogruppo alla Camera Gianpaolo Dozzo annuncia «la rinuncia all'ultima tranche dei rimborsi elettorali» per devolverli in beneficenza. «È una decisione – aggiunge Dozzo – che abbiamo già preso ieri e che rendiamo nota al fine di evitare eventuali strumentalizzazioni nei nostri confronti».

Fatto sta che al momento di deciso non c'è nulla. E se, come è probabile, salterà anche l'iter abbreviato, la proposta di legge presentata da Alfano, Bersani e Casini molto probabilmente verrà esaminata dopo le amministrative, assieme al ddl di revisione costituzionale dell'articolo 49 sui partiti, che dovrebbe approdare per quella data in aula. Sarà quella la sede deputata a decidere anche delle forme di finanziamento. Qualcosa di tangibile e immediato però si potrebbe fare: «Una legge stralcio per posporre la liquidazione della tranche di luglio dei cosiddetti rimborsi condizionandola all'adozione, anche per il 2011, di un regime più penetrante di controllo sui bilanci dei partiti e di sanzioni effettive per le gestioni scorrette», propone Salvatore Vassallo (Pd).

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