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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2012 alle ore 07:47.

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Due o tre rate a scelta per le abitazioni principali, fra le quali rientrano anche, se non locate, le case degli anziani che hanno dimora abituale in istituti di ricovero e cura ed entrambe le case di coniugi che abbiano dimora abituale e residenza anagrafica in due Comuni diversi.
Completato il passaggio in commissione Finanze alla Camera, le regole dell'Imu provano a definire il proprio assetto, anche se l'architettura definitiva dell'imposta è ancora lontana da raggiungere: arriverà entro il 10 dicembre, termine entro il quale il Governo ha tempo di ritoccare le aliquote nazionali di riferimento.

Sul calendario dei versamenti, la Commissione questa mattina ha detto sì all'emendamento Udc che consente ai proprietari di abitazione principale di scegliere se pagare in due o tre rate. Nel primo caso, l'appuntamento alla cassa rimane fissato al 18 giugno e al 16 dicembre (termine che slitta a lunedì 17), mentre la seconda opzione prevede una tappa anche al 16 settembre (in realtà sarà il 17, lunedì). Gli acconti di giugno e settembre vengono calcolati sull'imposta ad aliquota standard (33% a ogni rata per chi sceglie il doppio appuntamento, 50% per chi versa tutto l'acconto a giugno), mentre i conti con le scelte locali verranno fatti a dicembre (si vedano gli esempi in alto). Dal 2013, comunque, il calendario tornerà a essere scandito nelle consuete due date di giugno e dicembre.

In commissione è stata poi inserita la norma che consente di effettuare i versamenti anche con bollettino postale, oltre che con F24 come indicato nella disciplina originale dell'Imu. Questa seconda opzione, però, riguarderà solo il saldo, dal momento che il bollettino potrà entrare in campo solo dal 1° dicembre prossimo. I correttivi intervengono poi a regolare i casi di famiglie con situazioni diverse dalla classica coabitazione. In caso di dimora in due immobili diversi, la possibilità di considerare entrambi come abitazione principale scatta solo se queste non sono nello stesso Comune. Nel caso di coppie separate, invece, l'Imu è a carico di chi risiede nell'abitazione. Risolta, dopo qualche incertezza, la situazione degli anziani ricoverati in strutture di lungodegenza: se non è data in affitto, la loro casa viene trattata come abitazione principale, mentre per gli immobili locati lo Stato "rinuncia" alla propria quota di Imu per consentire ai Comuni di introdurre un trattamento fiscale più leggero per queste fattispecie.

Sull'agricoltura, invece, i conti precisi si faranno alla fine, ma i passaggi parlamentari hanno cambiato faccia all'Imu del settore al punto che ieri tutte le organizzazioni, da Coldiretti a Cia a Confagri, hanno ringraziato il ministro Mario Catania «per essere riuscito a evitare un'ulteriore pressione fiscale a carico delle imprese». Oltre al mini-acconto (30%), ad alleggerire il conto rispetto alle previsioni iniziali, che avrebbero segnato rincari importanti sugli agricoltori, è prima di tutto la reintroduzione dei meccanismi di abbattimento dell'imponibile per i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. La seconda mossa è invece rappresentata dall'esenzione dei fabbricati rurali strumentali nei terreni situati nei Comuni montani e parzialmente montani. Anche questa seconda previsione nasce per evitare traumi nell'addio alla disciplina della vecchia Ici, e rappresenta uno degli elementi di flessibilità che il Governo potrà utilizzare per eventuali correzioni ulteriori in corso d'opera. Il ministero, insieme all'Economia, potrà infatti rivedere l'elenco dei Comuni a cui riservare l'esenzione in modo da applicarla alle zone realmente disagiate. L'altro dato flessibile, ovviamente, è quello delle aliquote di riferimento, che potranno essere adeguate fino a dicembre in base al gettito dell'acconto e ai risultati del processo di accatastamento dei fabbricati.

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