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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 10:18.

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Silvio Berlusconi si è presentato nell'aula del processo Ruby. L'ex presidente del Consiglio è accusato dalla Procura di Milano di concussione e di prostituzione minorile. Nell'udienza di oggi le testimonianze di Giorgia Iafrate e di Pietro Ostuni, i due dirigenti di Polizia di turno negli uffici della Questura di Milano nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando Berlusconi telefonò facendo pressioni perché l'allora minorenne Ruby, fermata poche ore prima per furto, fosse affidata alla Consigliera regionali Pdl, Nicole Minetti.

Berlusconi a sorpesa in Aula
In particolare, Berlusconi disse che la giovane non poteva essere affidata a una Comunità per minori perché era la nipote dell'allora premier egiziano Hozni Mubarak. Stamattina l'ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, si é presentato a sorpresa in aula.

Ruby: «Non sono la nipote di Mubarak»
«Quella sera parlai con la ragazza e lei mi disse che non era nipote di Mubarak. Precisò anche che a volte si spacciava come nipote di Mubarak ma che in realtà non era vero». Così Giorgia Iafrate, dirigente della questura di Milano, racconta nell'aula del processo Ruby avviato nei confronti di Silvio Berlusconi.

La telefonata con Pietro Ostini
La dirigente ricorda in particolare il colloquio telefonico avuto quella notte con Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura di Milano che fisicamente ricevette la telefonata da parte della Presidenza del Consiglio: «Ostuni mi disse di accelerare le procedure perché la minore era egiziana ed era la nipote di Mubarak. Precisò anche che glielo aveva detto la presidenza del Consiglio».

L'affidamento alla Minetti
Successivamente, chiarisce ancora la Iafrate, «ho richiamato Ostuni dicendogli che non era possibile che la giovane fosse nipote di Mubarak, perché era marocchina». In quell'occasione «dissi a Ostuni che il pm dei minori aveva disposto di affidare la giovane a una comunità ma in una successiva telefonata Ostuni mi disse che sarebbe arrivata a prenderla un consigliere ministeriale. Poi mi disse il nome della Minetti precisandomi espressamente che era stata inviata apposta dalla presidenza del Consiglio dei ministri».

La questura capì che non era la nipote di Mubarak
«Col passare delle ore - racconta la testimone - era emerso chiaramente che la ragazza non era egiziana, ma marocchina, e suo padre faceva l'agricoltore in Sicilia. Mi ero convinto che non fosse la nipote di Mubarak». In un primo momento, riferisce, ritenne credibile la parentela illustre di Ruby «per la fonte istituzionale» da cui proveniva l'informazione e la riferì alla funzionaria Giorgia Iafrate, facendo genericamente riferimento a una telefonata ricevuta dalla presidenza del consiglio, non da Silvio Berlusconi.

La versione di Ostuni
«Quella sera ricevetti una telefonata dalla presidenza del Consiglio e la minore mi venne segnalata come la nipote di Mubarak. Vista la fonte qualificata, ho dato per scontato che fosse vero», anche se con il passare delle ore «mi sono convinto che lei non fosse la nipote di Mubarak», anche perché «la Iafrate mi ha detto che la giovane non era egiziana». Questo «il ricordo di Pietro Ostuni, capo di gabinetto della questura di Milano. «Dopo aver ricevuto una telefonata dalla Presidenza del Consiglio - chiarisce in aula Ostuni - sollecitai la dottoressa Iafrate ad accelerare le procedure di identificazione e affidamento». E quella stessa sera «chiamai anche il questore Vincenzo Indolfi per informarlo». Il problema, spiega il capo di gabinetto della questura di Milano, è che per quella notte «non c'era assolutamente posto in nessuna comunità per minori. E trattenere una minore in questura è qualcosa che succede rarissimamente, soltanto quando non c'è nessun'altra scelta». Quella notte, però, Ostuni non informò il questore Indolfi sui suoi dubbi relativi alla reale identità della giovane spacciata come nipote del premier egiziano: «Non ho informato il questore di mie perplessità, in quel momento non ci ho pensato anche se un margine di dubbio dentro di me c'era».

Berlusconi: «I travestimenti? Erano gare di burlesque»
«Mantengo queste ragazze perché hanno avuto la vita rovinata da questo processo». Lo ha detto Silvio Berlusconi in un intervallo del processo. E sui travestimenti delle ragazze sue ospiti ad Arcore: «Erano gare di burlesque».

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