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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2012 alle ore 08:45.
L'ultima modifica è del 20 aprile 2012 alle ore 08:53.

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Per capire il grado di nevrosi che percorre il sistema politico basta un esempio. Una battuta o poco più di Pier Ferdinando Casini a "Otto e mezzo", circa la prossima nascita del partito o polo "della Nazione" come evoluzione dell'Udc e dell'area centrista, ha acceso le polemiche. Il fatto poi che la battuta di Casini si sia intrecciata con la notizia che Giuseppe Pisanu, presidente dell'Antimafia, stava per diffondere insieme a Lamberto Dini un documento firmato da altri 27 senatori del Pdl, ha creato altro scompiglio. È il segnale di un'incertezza generale e della difficoltà di immaginare vie d'uscita.

Pisanu esprime malcontento per la condizione del Pdl – e non è la prima volta – chiedendo che si affronti «la crisi dei partiti». Anche lui vuole restaurare l'area moderata e metterla in grado di rivolgersi al paese con argomenti convincenti, visto che la credibilità dei partiti tradizionali oggi è vicina allo zero. Tuttavia né la lettera di Pisanu né il futuribile super-partito casiniano sembrano annunciare per ora svolte clamorose. Le due mosse non sono nemmeno collegate fra loro. Non sono lo squillo di tromba che prepara il ritorno della Dc, come qualcuno immagina o paventa.

È più verosimile che siano iniziative indotte dalle elezioni amministrative. Quel voto, sia pure limitato nei numeri, darà indicazioni importanti circa il riassetto di un sistema boccheggiante. Pisanu e i suoi amici si preparano a offrire una sponda a quanti temono il terremoto del Pdl berlusconiano, adesso che è saltato anche il vecchio asse con la Lega e si delinea una riforma elettorale in senso neo-proporzionale. Casini è sulla carta più ambizioso: il suo "terzo polo" rinnovato vorrebbe trasformarsi nel partito di Mario Monti, per incarnare lo spirito e il senso del «montismo» anche se il premier resterà fuori della mischia. Ma qualcuno dei suoi ministri potrebbe far parte del disegno, benché non prima del 2013, quando saremo a ridosso del voto (parlarne troppo oggi è destabilizzante).

Allo stato delle cose, si tratta di giochi politici non molto seducenti agli occhi degli italiani. Sarebbe meglio che la vocazione al rinnovamento, se c'è, si traducesse in un impegno strenuo al tavolo delle riforme e per modificare le regole del finanziamento pubblico. È positivo, ad esempio, che Casini abbia fatto sua con una proposta di legge l'idea di Pellegrino Capaldo (rimborsi delle spese su base volontaria e capillare, piccole cifre e credito d'imposta per chi contribuisce). Ma quante ipotesi di legge sonnecchiano nei cassetti del Parlamento? Se davvero si vuole correggere l'assurdo meccanismo che alimenta i partiti, occorre votare subito in modo trasversale l'idea di Capaldo. Questi sarebbero segnali di serietà in grado di scuotere l'apatia della pubblica opinione. Invece non si sa nemmeno se le riforme istituzionali saranno mai approvate né con quale legge elettorale voteremo nel 2013.

Ad ogni modo, le uscite di Casini e Pisanu hanno messo in agitazione i palazzi politici. Da giorni corre una voce, accreditata dallo stesso Berlusconi, secondo cui Bersani (con la copertura di Casini) si preparerebbe a provocare elezioni anticipate in ottobre. È ben poco verosimile e sembra funzionale al desiderio dell'ex premier di mantenere il controllo della vasta area d'opinione che per anni ha sostenuto il Pdl e oggi appare frastornata, in cerca di nuove strade. Uno scenario pre-elettorale, benché fittizio, serve a restituirie compattezza a quel mondo, riducendo lo spazio di manovra dei "terzopolisti". Non a caso Berlusconi ha di recente incontrato anche Montezemolo.

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