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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2012 alle ore 14:06.
Umberto Bossi è arrivato, a sorpresa, ad un incontro pubblico elettorale tenuto da Roberto Maroni a Besozzo, nel Varesotto. I due hanno parlato a lungo, sorridendo dietro il palco del comizio. Poi rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se voterebbe l'ex ministro dell'Interno come segretario federale al Congresso, ha detto: «Maroni? È il bene della Lega».
Una volta salito sul palco per il comizio accanto all'ex ministro, il Senatur ha subito chiarito ai militanti presenti: «io e Maroni siamo d'accordo su tutto, anche perchè quando è nata la Lega c'eravamo solo noi due, ed è questo il legame che ci unisce». Il presidente del Carroccio ha poi mostrato di apprezzare che Maroni lo abbia definito come «un fratello maggiore». E proprio in virtù di questo legame, Bossi ha continuato a ironizzare sul dossier che sarebbe stato confezionato nei confronti dell'ex ministro, ribadendo che se le avessero chieste direttamente a lui tante informazioni le sapeva già, tanto erano note.
Secondo Bossi, infatti, «il dossier lo hanno fatto per recapitarlo sulla mia scrivania e dimostrare che Maroni voleva i soldi», ma è stato solo un tentativo di «spaccare la Lega». Il Senatur ha anche fatto un riferimento al denaro che sarebbe stato destinato da Gheddafi a Maroni, congettura liquidata però con una risata. E ha ribadito: «È il tempo che chi si è preso i soldi si faccia da parte». «Un po' ci vergognavamo di quello che è accaduto - ha ammesso - ma la gente ha capito, ha capito anche che se qualcosa è andato storto è perchè c'è stato un raggiro».
Per Bossi «va tagliato seriamente il finanziamento ai partiti, quello che conosciamo oggi ha fatto il suo tempo». E ricordando non solo il caso di Francesco Belsito, ma anche quello di altri partiti, secondo il Senatur, restando così le regole «gli amministratori rischiano di impadronirsi dei soldi».
Riferendosi alle nuove formazioni politiche preannunciate da Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, Bossi chiarisce: «Io e Roberto Maroni non abbiamo bisogno di inventare nuovi partiti, nuovi trucchi che quando si usano vuol dire che non c'è un partito dietro». La Lega, ha ammesso, di recente ha avuto «certamente qualche dolore al cuore, ma ci siamo mossi subito», e adesso «dobbiamo continuare con forza parlando di politica e non di beghe».
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