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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2012 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 25 aprile 2012 alle ore 09:12.

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Nel volgere di poche settimane il Governo Monti ha dapprima inserito la restituzione ai contribuenti del gettito recuperato all'evasione, lo ha poi ritirato dalla legge delega per il riassetto fiscale per reintrodurlo successivamente e poi ancora depennarlo dal testo definitivo approvato dal Senato il 17 aprile scorso. Perché questo comportamento schizofrenico su una materia così importante? Ovviamente l'entrata e uscita di scena di provvedimenti nelle leggi finanziarie non è una novità, tutt'altro. Ci aveva già abituato il Governo precedente l'estate dello scorso anno quando, come si ricorderà, i provvedimenti sulle liberalizzazioni entrarono e uscirono ripetutamente dalla finanziaria che si stava approntando.

Ma allora la ragione era chiara: adozione e ritiro riflettevano l'evolvere del potere contrattuale delle lobby a favore e contro e del conteggio dei loro sostenitori nella maggioranza di Governo. Non è questa oggi la ragione, non foss'altro perché è difficile immaginare una lobby contraria alla restituzione del gettito. La ragione vera sono i dubbi del Governo. Anche se quest'ultimo non ha spiegato perché un provvedimento prima avanzato viene poi ritirato, riproposto e ritirato nuovamente, non è difficile indovinare il rovello. Da un lato vi sono i benefici che la restituzione ai contribuenti del gettito recuperato – valutato in ben 25 miliardi di euro – può arrecare in termini di sostegno alla domanda in una fase di pesante recessione in cui si dispone di pochissimi strumenti di contrasto del ciclo. Dall'altro, pesa la paura di sbilanciarsi prendendo un impegno che domani potrebbe essere difficile mantenere perché quei soldi recuperati potrebbero costituire un buffer da usare per raggiungere il pareggio di bilancio nel caso qualcosa andasse storto.

Le fibrillazioni dei mercati nelle ultime settimane, il rialzo dello spread, la revisione al ribasso da parte del Fondo monetario internazionale della crescita del Pil nell'anno in corso e la conseguente revisione al rialzo del disavanzo previsto per il 2013 sono verosimilmente alla base dell'ultimo ripensamento sulla proposta di restituzione. Se queste sono le motivazioni sottostanti, il Governo ha fatto un doppio errore. Se riteneva che tenersi le mani libere per poter far uso del recupero dell'evasione secondo necessità era una priorità, non doveva avanzare la proposta fin dall'inizio; che viviamo tempi di elevata turbolenza era ed è davanti agli occhi di tutti.

Ancora peggio, non doveva ripresentarla la seconda volta per poi ritirarla ancora. Non solo questo andare avanti e indietro crea incertezza presso i consumatori che va ad aggiungersi a quella (abbondante) che c'è ma, fatto ancor più grave, rivela la mancanza di un strategia di politica di bilancio da parte del Governo. Raggiungere il pareggio nel 2013- un obiettivo contabile - è sicuramente importante per rassicurare gli investitori. Ma è molto più importante e rassicurante proprio per quegli investitori che il Governo possegga e comunichi una linea di politica fiscale per il medio periodo in cui si traccia un percorso per: a) ricondurre la pressione fiscale verso livelli più contenuti rispetto a quelli oggi irragionevoli; b) comprimere il peso dello Stato sull'economia contenendo la spesa pubblica, lievitata nel corso dell'ultimo decennio verso livelli insopportabili, in assoluto e ancor più in rapporto alla qualità dei servizi che dovrebbe produrre.

Questi due tasselli non solo sono indispensabili per garantire la sostenibilità del debito a lungo andare, ma giocano una parte non trascurabile nella possibilità che il Paese possa riprendere a crescere nel lungo periodo. Poiché questo Governo è a termine chi investe nel nostro Paese (e noi cittadini italiani avanti a tutti perché nel Paese abbiamo investito quanto possediamo) si chiede che cosa avverrà dopo. Qualunque decisione il Governo Monti possa prendere in modo da vincolare il governo successivo alla strategia in due punti di cui sopra andrebbe adottata. La restituzione del gettito recuperato all'evasione è sicuramente una di queste. Restituire il gettito recuperato non serve solo a sostenere la domanda corrente, serve soprattutto – a mio avviso – a creare una constituency vasta che supporti, dandole il consenso necessario, la battaglia contro l'evasione fiscale che il Governo ha indubbiamente rafforzato e che rappresenta uno degli elementi fondamentali per riequilibrare le pubbliche finanze.

Dirò di più: accanto alla restituzione del gettito evaso il Governo dovrebbe impegnarsi a restituire almeno parte dei risparmi di spesa della spending review e aprire così alla possibilità di espandere il pool di cittadini che intravvedono vantaggi diretti dalla riduzione della dimensione della spesa pubblica. Risparmiare sui costi delle varie voci di spesa del settore pubblico - l'obiettivo della spending review - è cosa sacrosanta, ovvia per qualunque amministrazione che ambisca a migliorare la propria efficienza e da perseguire in qualunque momento. Ma il vero obiettivo deve essere quello di ridurre stabilmente e sostanzialmente il numero e l'entità delle voci di spesa nel settore pubblico. Senza una base di consenso tra i cittadini sarà difficile, passato il Governo Monti, non ritornare all'equilibrio precedente, quello dominato dal cosiddetto «partito della spesa» i cui adepti nell'Amministrazione, nel Paese e soprattutto tra i partiti e in Parlamento sono tanti. Senza questa prospettiva di medio/lungo periodo non c'è pareggio di bilancio nel 2013 che possa contenere lo scetticismo degli investitori nazionali ed esteri verso il nostro Paese.

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