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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2012 alle ore 10:38.

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Il contagio sull'asta dei BTp del declassamento della Spagna si può quantificare tra i 10 e i 20 centesimi: con la dovuta cautela imposta dall'alta volatilità. Prima dell'annuncio della retrocessione (per Madrid il secondo taglio da due gradini di S&P in soli tre mesi), gli operatori prevedevano un aumento di 50 punti rispetto all'emissione di marzo, ma dopo il calo a «BBB+» della Spagna i BTp a cinque e dieci anni sono stati assegnati con tassi saliti rispettivamente di 68 e 61 centesimi.

Chissà quanti punti di premio in più sarebbe costretta a pagare l'Italia per colpa di un altro tipo di contagio: cosa accadrebbe alle aste italiane se la Spagna prosciugasse la capacità di intervento prevista finora dei fondi di stabilità Efsf e Esm, lasciando l'Italia senza rete di sicurezza europea?

La dotazione complessiva dei firewalls è stata rafforzata dagli iniziali 500 miliardi congiunti a 700: se a questi si aggiungono i 49 miliardi già impegnati dell'Efsm e i 53 miliardi dei prestiti bilaterali intergovernativi già sborsati alla Grecia, si arriva a quota 800 miliardi. Escludendo l'Fmi.

L'impianto dei fondi salva-Stati europei fa leva su un presupposto: che gli Stati assistiti sono in grado di tornare a rifinanziare il debito pubblico sui mercati con aste e collocamenti di titoli a breve, medio e lungo termine entro tre anni dal salvataggio. Questa previsione deve ancora avverarsi. La Grecia invece di tornare sui mercati ha avuto bisogno di un secondo bail-out e gli esperti della materia prevedono ora non tanto l'emissione di nuovi GGB entro tre anni ma un ennesimo default. La Grecia, è stato ripetuto alla noia, è un'eccezione. È u unica.

Il Portogallo, che ha ottenuto un sostegno finanziario Europa-Fmi nel maggio del 2011, sembra però ancora molto lontano dalla possibilità di tornare a emettere bond sul mercato: anzi, forse avrà bisogno di un'aggiunta ai 78 miliardi del piano di aiuti già concordato. L'Irlanda, che ha l'onere di provare che i salvataggi europei hanno successo, è stata aiutata nel novembre 2010, è uscita dal mercato nel settembre di quell'anno e intende riaprire il dialogo con i mercati questa estate (dopo un referendum favorevole al fiscal compact). Peccato che se tutto andrà bene Dublino romperà il ghiaccio con T-bill a tre o sei mesi. La vera prova del fuoco è invece un' asta di bond con durata di almeno tre anni, non ancora in vista.

Se la Spagna dovesse avere bisogno di 30 oppure di 50 miliardi per ricapitalizzare le banche, e se non riuscisse a ottenerli dai mercati che devono già assorbire una quarantina di miliardi di aste di Bonos entro fine anno, sarebbe costretta a chiedere formalmente aiuti all'Efsf. Avviando una procedura formale simile a quella di Grecia, Portogallo e Irlanda. Resta da vedere se questo "stigma" lascerebbe aperti i cancelli dei mercati. Se Madrid non dovesse essere più in grado di rifinanziare il debito direttamente con aste e collocamenti di Bonos, l'Efsf-Esm dovrebbero farsi carico del rimborso dei titoli spagnoli a medio-lungo termine in scadenza: 170 miliardi nel 2012-2014. E dei deficit. Quest'anno la Spagna potrebbe collocare fino a 97 miliardi di Bonos per coprire il fabbisogno. In seguito a un salvataggio, se non riuscisse a tornare sui mercati per un quinquennio, la cifra da coprire potrebbe oscillare tra 400 e 500 miliardi. Se però in aggiunta neanche le Letras avessero mercato, allora Efsf e Esm sarebbero chiamati a farsi carico di 80 miliardi circa di aste a breve spagnole, l'anno. Senza euro-union-bond, l'Italia sarebbe a quel punto "core" per definizione.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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