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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 19:54.

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I festeggiamenti in Piazza della Concordia (Epa)I festeggiamenti in Piazza della Concordia (Epa)

François Hollande è il nuovo presidente della Repubblica francese. Il settimo da quando, nel 1965, l'elezione avviene con il suffragio universale. Il secondo socialista, 31 anni dopo la vittoria di François Mitterrand e 17 anni dopo la sua mesta uscita di scena, nel segno della malattia e degli scandali. E' stato eletto con il 51,9% dei voti, una percentuale molto vicina a quella registrata dagli ultimi sondaggi. A Nicolas Sarkozy non è bastato combattere fino alla fine per colmare il ritardo.

La festa in rue de Solférino, dove c'è la storica sede del partito socialista, è iniziata molto prima delle otto, l'ora di chiusura degli ultimi seggi. Poco dopo le sei gli exit poll riservati davano per sicura la vittoria di Hollande mentre l'Ump, il partito del presidente uscente, annullava la manifestazione prevista alla Concorde in caso di successo. Sono cominciati i cori: «Sarkò, c'est fini». Proseguiti nella notte alla Bastiglia, dove il popolo di sinistra si è riunito come già aveva fatto nel 1981.
Venti minuti dopo le otto, Sarkozy ha parlato ai militanti e simpatizzanti riuniti nella sala parigina della Mutualité. Con un bel discorso, all'altezza della situazione: «Ho telefonato a Hollande e gli ho augurato buona fortuna. Perché la Francia è più importante del destino dei singoli». Si è assunto «l'intera responsabilità della sconfitta» e ha confermato indirettamente il ritiro dall'attività politica, almeno per ora. Non sarà quindi lui a guidare l'attuale maggioranza nella prossima battaglia, quella delle legislative di metà giugno.

Una battaglia cruciale. Perché se i socialisti dovesse vincere, ed è molto probabile, per la prima volta una parte politica avrebbe tutti i poteri. La sinistra controllerebbe infatti l'Eliseo, il Governo, le due Camere, la quasi totalità delle Regioni e delle Province, le principali città.
Hollande ha parlato molto più tardi, alle nove e mezza. Da Tulle, cittadina di 16mila abitanti del cuore agricolo francese di cui è stato a lungo sindaco. Capoluogo del dipartimento di cui è tutt'ora presidente, la Corrèze. Terra che ha già dato alla Francia un presidente, Jacques Chirac.

Un discorso, il suo, che non resterà impresso nella memoria. Hollande ha rilanciato lo slogan sull'unione per sottolineare che «non ci sono due France che si affrontano ma una sola» e che «il tempo delle fratture, delle divisioni, delle contrapposizioni è finito». E ha parlato dell'Europa, «che ci guarda perché noi abbiamo detto che l'austerità non può più essere una fatalità, come ribadirò ai partner europei e in primis alla Germania, in nome dell'amicizia che ci lega».

D'altronde il primo colloquio telefonico con un leader europeo è proprio con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Come aveva preannunciato uno dei suoi consiglieri più stretti, quel Jean-Marc Ayrault che dovrebbe passare dalla presidenza dei deputati socialisti alla guida del futuro Governo. Il fatto di essere stato professore di tedesco non dovrebbe guastare.

E a Berlino sarà il primo viaggio ufficiale. Dove Hollande sarà accolto da una classe dirigente che tifava Sarkozy ma che si è già pragmaticamente adeguata alla nuova situazione. Il ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha parlato ieri di «evento storico», assicurando che i due Paesi «lavoreranno insieme a un patto di crescita per l'Europa». L'asse franco-tedesco continuerà a essere forte, anche se da una parte e dall'altra del Reno la parola «crescita» non ha lo stesso significato.

Quanto all'agenda dei prossimi giorni, è molto probabile che Sarkozy, il cui mandato scade il 16, decida di accelerare il passaggio di consegne. Che dovrebbe avvenire l'11, subito dopo la conferma ufficiale dei risultati da parte della Corte costituzionale. Il 14 o il 15 dovrebbe esserci la nomina del nuovo Governo, probabilmente con Michel Sapin all'Economia e Laurent Fabius agli Esteri.

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