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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2012 alle ore 10:27.

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Dopo la finta laurea, le finte donazioni con evasione fiscale incorporata. Nella serata di ieri, la Procura di Forlì (fortemente specializzata in evasori fiscali, data la contiguità territoriale con San Marino) ha sequestrato alcune carte in Via Bellerio, sede della Lega Nord, nell'ambito di un'inchiesta di cui ancora poco si conosce, forse scaturita da riscontri documentali (rogiti, contratti, assegni) nonché dalle dichiarazioni di Francesco Belsito e Nadia Dagrada, i custodi della cassaforte del movimento politico.

A partire dal 2000, i prescelti dalla Lega Nord, hanno di fatto comprato la propria candidatura impegnandosi – come condizione irrinunciabile – davanti a un notaio a versare circa 2000 euro (alla prima elezione) o 2400 euro (a quelle successive) per tutti i 60 mesi legislatura, in cambio delle spese elettorali che il partito anticipava loro. L'atto privato diventava pubblico e registrato a elezione avvenuta, oppure decadeva in caso di mancato seggio o di fine anticipata della legislatura. Nella dichiarazione dei redditi, poi, i versamenti mensili degli eletti e del partito comparivano come semplici donazioni.

Secondo il Procuratore di Forlì Sergio Sottani e il suo sostituto Fabio Di Vizio in questo meccanismo ci sarebbero molte cose che non vanno dal punto di vista fiscale.

Innanzitutto, messa in questi termini, la donazione non solo è simulata, ma proprio nulla, perché il donatore si impegna per beni che non possiede ancora e, dice la legge, il notaio non può rogare atti nulli.

Nel racconto della Dagrada, invece, a ridosso delle elezioni nella sede di Via Bellerio di questi atti se ne stipulavano a centinaia in un sol giorno. E prima dell'apertura delle urne bisognava versare una bella caparra. Secondo gli inquirenti, il marchingegno notarile serviva agli eletti per detrarre dall'imposta lorda il 19% e alla Lega "venditrice" del posto in Parlamento a non pagare alcuna imposta (i partiti sono esenti dall'imposta di donazione).

Insomma, grazie ai crediti d'imposta maturati, i parlamentari – ministri compresi – hanno di fatto annullato per tutti questi dieci anni il 'peso' economico della "donazione", non perdendo nulla, neppure i soldi versati. Sarebbe interessante, a questo punto, verificare se lo stesso sistema non sia utilizzato da tutti i partiti e non solo dalla Lega Nord (la quale, peraltro, non avrebbe presentato mai alcuna dichiarazione dei redditi).

Intanto, nella serata di giovedì, il senatore Roberto Calderoli ha precisato con un comunicato stampa che Lega Nord querelerà chiunque parli di acquisto di candidature. E ha aggiunto: «La Lega Nord presenterà querela nei confronti di chiunque ha parlato o parlerà di acquisto di candidature. È' indegno che si cerchi di sporcare e far passare sotto una luce negativa anche il fatto che i parlamentari, lodevolmente e in maniera volontaria, vogliono aiutare e sostenere il movimento per cui militano e che li ha eletti».

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