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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2012 alle ore 13:13.

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Umberto Bossi indagato per truffa ai danni dello Stato. Indagati anche figli Renzo e Riccardo e senatore Stiffoni (Ansa)Umberto Bossi indagato per truffa ai danni dello Stato. Indagati anche figli Renzo e Riccardo e senatore Stiffoni (Ansa)

Umberto Bossi è indagato dalla Procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta sui fondi della Lega. Indagati anche i figli Renzo, Riccardo e il senatore Piergiorgio Stiffoni. Il Senatùr è indagato per truffa ai danni dello Stato in concorso con l'ex tesoriere Francesco Belsito. L'accusa riguarda i rimborsi elettorali ottenuti dal partito con un rendiconto, secondo l'accusa, infedele presentato nell'agosto del 2011. Nei confronti del leader della Lega ci sarebbero agli atti dell'indagine non solo le dichiarazioni rese dallo stesso Belsito, ma anche elementi documentali.

Secondo gli inquirenti, Umberto Bossi, in qualità di legale rappresentante della Lega, sarebbe stato consapevole che i fondi della tesoreria gestita da Francesco Belsito venivano usati per scopi diversi da quelli legati al partito. «Bossi risponde come segretario federale che redige i conti - ha spiegato il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati - e abbiamo elementi utili per dire che c'è sotto una sua consapevolezza».

A determinare gli inquirenti sono state anche le dichiarazioni di Nadia Dagrada, dirigente amministrativo della Lega, la quale a verbale ha dichiarato che Umberto Bossi era la persona che firmava i bilanci e i rendiconti della Lega.

Renzo e Riccardo Bossi, i due figli, sono indagati per appropriazione indebita in relazione alle loro spese personali pagate, secondo l'accusa, con i fondi del partito. I due rispondono di appropriazione indebita in concorso con l'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito.

Invece il senatore Piergiorgio Stiffoni ha ricevuto un'informazione di garanzia nella quale si contesta il reato di peculato. Il sospetto del procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, che coordina le indagini assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, è che abbia usato a fini personali i fondi destinati al Senato e sul cui conto corrente aveva la firma.

Intanto, Roberto Maroni quattro ore fa ha scritto su Facebook che «Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c'è posto nella Lega del futuro». «Voglio una Lega unita, voglio una Lega forte, voglio una Lega viva. Una Lega che si concentra sulle cose da fare e non sulle menate interne, che progetta e governa, che dà risposte». «Largo ai giovani e a chi è capace», conclude Maroni.

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