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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 18:58.

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La conferenza stampa dalla Procura di BrindisiLa conferenza stampa dalla Procura di Brindisi

Un video, molto probabilmente un identikit, ipotesi molto particolareggiate sulle attrezzature utilizzate per l'attentato: questo, a distanza di 24 ore, il bilancio tratteggiato dagli inquirenti che cercano l'autore (o gli autori) dell'attentato avvenuto ieri davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi, dove ha perso la vita una ragazza di 16 anni e altre sono rimaste ferite (una in modo grave). Lunedì pomeriggio ci saranno i funerali.

Sono stabili le condizioni di salute delle altre cinque studentesse rimaste ferite nell`attentato. Veronica Capodieci, 16 anni, è quella più grave ed è ricoverata all`ospedale Vito Fazzi di Lecce. Ha subito ieri un importante intervento al torace. Come confermato dall'ultimo bollettino medico trasmesso dalla direzione sanitaria dell'Asl, Veronica ha ripreso conoscenza ma le sue condizioni restano critiche.

Resta molto forte la commozione in tutta Italia per l'attentato. Questa mattina Benedetto XVI ha ricordato la ragazza rimasta uccisa e i feriti. «Devo purtroppo ricordare - ha detto il Papa - le ragazze e i ragazzi della scuola di Brindisi, coinvolti ieri in un vile attentato». Benedetto XVI ha rivolto una preghiera «per i feriti, tra cui alcuni gravi, e specialmente per la giovane Melissa, vittima innocente di una brutale violenza e per i suoi familiari, che sono nel dolore».

Le immagini

«Abbiamo delle buone immagini. Non ce le hanno regalate ce le siamo andate a cercare. Immagini che possiamo ricollegare con quasi certezza all'attentato». Così ha detto stamane il procuratore della Repubblica a Brindisi, Marco Dinapoli, a proposito di filmati riguardanti l'attentato avvenuto ieri alla scuola «Morvillo Falcone» .

Di filmati utili per le indagini si era già parlato ieri, quando gli investigatori avevano acquisito tutte le immagini registrate dalle telecamere nei pressi della scuola. In particolare, gli investigatori - dopo aver guardato centinaia di immagini - avrebbero trovato elementi di interesse nei filmati di una videocamera posta nei pressi di un esercizio commerciale non troppo distante dal punto in cui è scoppiato l'ordigno. Si tratta di «immagini significative» che accreditano l'ipotesi che «l'ordigno sia stato azionato con un telecomando». Si vede l'attentatore che preme il tasto del telecomando azionando così la bomba.

Dinapoli ha confermato che da ieri è stata condotta una intensa attività investigativa che ha compreso l'interrogatorio di diverse persone e
perquisizioni e controlli in vari luoghi della città e della provincia di Brindisi. Secondo alcune indiscrezioni sono stati interrogati due sospetti.

La conferenza stampa

Alla conferenza stampa presso la procura Dinapoli ha preferito tacere su alcuni particolari (troppo delicati con le indagini ancora in corso) ma ha fornito alcuni dettagli e ipotesi che raffreddano la pista mafiosa. Sul timer, il procuratore spiega che è stato utilizzato «un congegno che opera a distanza, ma a una distanza limitata». Il congegno, ha spiegato, non è alla portata di tutti: «Gli artificieri riferiscono che il congegno richiede una certa conoscenza dell'elettronica». È possibile che per l'innesco sia stato utilizzato un «volumetrico, cioé un rilevatore del passaggio di una persona. Potrebbe essere stato azionato quando le ragazze sono scese dal pullman e ha poi dato il comando al passaggio delle ragazze» .

Un'azione simile va fatta da «una distanza che consenta di seguire la scena», ha detto il procuratore senza però specificare da quale distanza.

Quanto all'attrezzatura utilizzata per le bombole, non si tratta dei cassonetti della spazzatura: le bombole sono state collocate in «un cassonetto verticale non particolarmente grande, che si compra nei supermercati, con le ruote sotto».

Il gesto isolato di un folle?

Appare meno probabile la pista mafiosa. Secondo il procuratore, c'era nell'attentatore (o negli attentatori) «una volontà stragista e infatti abbiamo iscritto nel registro degli indagati il reato di strage».

«In termini di probabilità - ha continuato il procuratore - ci sentiamo di escludere una matrice mafiosa. Improbabile, non da escludere, che si possa trattare di una matrice mafiosa. Restano due possibilità: potrebbe essere un gesto individuale di un folle oppure un atto terroristico». Proprio il gesto di un folle viene definita l'ipotesi «più probabile al momento. Non è impossibile che tutta l'organizzazione dell'attentato sia stata fatta da una persona sola». Già identificata? Il procuratore non lo precisa espressamente, ma replicando alle domande dei giornalisti dichiara: «Non vi ho detto che non c'è un identikit».

Dinapoli non ha invece voluto confermare l'ipotesi di un gesto in qualche modo collegato alla scuola. «Non lo possiamo sapere».

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