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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 18:47.

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Ettore Gotti Tedeschi risponde ai magistrati romani sul suo ruolo ricoperto allo Ior. «Ero una figura di vertice, non mi occupavo di conti» ha detto l'ex presidente della banca vaticana ai magistrati romani che lo hanno interrogato ieri a Milano. In particolare sono volati nel capoluogo lombardo i vertici di Piazzale Clodio, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l'aggiunto Nello Rossi, quest'ultimo titolare (insieme al sostituto Rocco Fava) dell'inchiesta che dal 2010 vede Gotti indagato per violazione della normativa antiriciclaggio insieme al direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani.

L'interrogatorio è scaturito dal ritrovamento di documenti relativi alla banca vaticana - da cui Gotti è stato estromesso il 24 maggio scorso con un vero licenziamento in tronco - durante la perquisizione della sua casa e dei suoi uffici nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti Finmeccanica su cui sta indagando la procura di Napoli. Gotti - come aveva annunciato proprio al Sole 24 Ore il 26 maggio - avrebbe compilato un lungo memoriale sulla sua attività di presidente dello Ior dal settembre 2009 ad oggi, documento che lui stesso aveva annunciato di voler consegnare nelle mani di Benedetto XVI in cui avrebbe «raccontato la mia verità, che conosce nessuno».

Infatti proprio martedì scorso aveva prenotato il treno per andare da Milano a Roma e cercare di essere ricevuto dal Papa o dal suo entourage. Ma i programmi sono stati sconvolti dalla perquisizione, scattata all'alba nella sua casa nel centro di Piacenza. Quando ha visto avvicinarsi i carabinieri in borghese alle 5,30 del mattino sotto casa - ha confessato a persone a lui vicine - ignorando che fossero appartenenti alle forze dell'ordine, ha rivelato di aver temuto in un attentato. In altre circostanze ha detto di temere per la propria vita, affermazione che sarebbe contenuta anche nel memoriale. Che ora è nella mani dei magistrato di Roma.

Che lui fosse sostanzialmente «estromesso» dalla gestione dello Ior - ente la cui governance concentra i poteri operativi nella mani del direttore generale - l'ex presidente l'aveva già dichiarato più volte nel tempo, anche agli inquirenti, a quanto risulta: il dualismo dei poteri è stata una delle cause del deterioramento dei rapporti tra Gotti e la Santa Sede (oltre che all'interno del consiglio di gestione, che gli ha contestato una lunga lista di inadempienze in sede di voto di sfiducia), circostanza che ha portato alla rottura traumatica.

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