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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2012 alle ore 07:51.

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Josè Manuel Barroso e Romano Prodi (Ansa)Josè Manuel Barroso e Romano Prodi (Ansa)

«Apprezzo e condivido l'iniziativa del Sole 24 Ore e il Manifesto per gli Stati Uniti d'Europa. È l'approdo inevitabile per l'Unione Europea». Il cuore di Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, batte in questa direzione. Ma la testa non rinuncia a qualche distinguo: «Quando si parla di Stati Uniti d'Europa preferisco porre l'enfasi non tanto sulla terminologia, di assonanza un po' troppo americana, quanto piuttosto sul significato profondo di una struttura indistricabile tra i Paesi europei che finalmente consenta all'Europa di capire davvero quale sia il suo effettivo posto nel mondo e dove vada la globalizzazione».

Gli Stati Uniti d'Europa restano la meta. Il 28 e 29 giugno è in programma un vertice importante per la sopravvivenza stessa dell'euro. Sarà la volta buona?
In questa fase il sostegno più grande dell'Europa è l'istinto di sopravvivenza. Di sopravvivenza dell'Europa, non dei singoli Paesi, perché solo l'Europa vuol dire sopravvivenza. Senza Europa nessuno sopravvive. Siamo come gli Stati italiani del Rinascimento che, non unendosi tra loro, hanno cancellato l'Italia dalla carta geografica per secoli. Siamo a un fondamentale tornante della storia, non possiamo mancare l'appuntamento. Quanto al vertice del 28, ho avuto troppe delusioni dai 25 (o forse 26 ma ho perso il conto) cui ho preso parte direttamente. Siamo al gong, alla fine di un grande round, ma vorrei risparmiarmi ogni delusione. L'Europa negli ultimi tempi ha dimostrato la più incredibile fantasia nel rinviare i problemi e nel non volerli affrontare alla radice. Mi auguro che il senso di urgenza oggi aiuti a cambiare atteggiamento.

La cancelliera Merkel dice: unione politica anche con Europa a due velocità.
Siamo al paradosso di una cancelliera tedesca che ogni giorno si richiama a idee europeistiche a parole salvo poi, nei fatti, spingere la sua politica anti europea tanto avanti da rendere impossibile l'uso degli strumenti indispensabili, in questa fase, per uscire dalla crisi. Nuovo ruolo della Banca centrale ed eurobond sono ormai le premesse per mettere in campo politiche concretamente europeiste.

Ma servono anche politiche comuni...
In altri tempi si poteva pensare all'esercito europeo, alla difesa comune, alla sforzo per unificare i servizi diplomatici, ma adesso la situazione è talmente deteriorata che, per raggiungere gli obiettivi politici indicati dalla Merkel, è inevitabile usare quegli strumenti che la stessa Merkel non vuole nemmeno sentire nominare.

A lungo si è parlato della creazione della cittadinanza europea, di un popolo europeo. Le opinioni pubbliche sembrano più convergenti che in passato. Qual è la sua percezione?

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