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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 11:40.

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Via libera del Senato al Dl spending review, che ora passa alla Camera. I sì sono stati 236, 5 i no e 30 astenuti. Il provvedimento passa adesso all'esame della Camera. Il passaggio del decreto al Senato non è stato indolore per il governo: mercoledì è stato approvato in Aula un emendamento della senatrice Poli Bortone che vieta i tagli agli organi costituzionali, emendamento cui il governo aveva dato parere negativo. Tra le principali misure che hanno ottenuto il semaforo verde di palazzo Madama, la certificazione dei crediti delle imprese verso la Pa, il termine del 30 settembre di quest'anno per la presentazione da parte del Governo al Parlamento del programma di tagli strutturali. Vengono poi definiti i poteri del supercommissario Enrico Bondi, che potrà fare affidamento anche sulla Guardia di Finanza per raggiungere i suoi obiettivi di contenimento della spesa pubblica.

Astensione dell'Idv nel voto
«Anche questo provvedimento per ridurre la spesa pubblica è un'occasione mancata» e «gli emendamenti sono stati vergognosamente distribuiti secondo una logica da manuale Cencelli: un po' al Pdl e un pò al Pd». Lo ha detto in Aula il senatore Alfonso Mascitelli, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Bilancio, annunciando il voto di astensione da parte del suo gruppo al dl sulla Spending Review.

Tra acquisti centralizzati con parametri Consip ai poteri di Bondi
I parametri prezzo-qualità individuati dalla Consip diventano «imprescindibili» per le amministrazioni pubbliche. Arriva la certificazione dei crediti delle imprese verso le pubbliche amministrazioni, comprese le Regioni sottoposte a piani di rientro da extra-deficit nella sanità. È prevista anche la compensazione dei crediti vantati verso lo Stato con le cartelle esattoriali. Il supercommissario Enrico Bondi potrà decidere di tagliare autonomamente la spesa sanitaria delle Regioni in deficit, e dunque commissariate, ma non potrà intervenire sugli altri capitoli del bilancio. Non solo: Bondi potrà intervenire con le forbici sulle società a totale partecipazione pubblica ma anche su quelle «non quotate controllate da soggetti pubblici».

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