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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2012 alle ore 08:44.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2012 alle ore 08:52.

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Il governo tecnico questa volta ha davvero rotto gli schemi. E lo ha fatto nel terreno senz'altro più duro e insidioso della politica italiana, le nomine a Viale Mazzini. L'indicazione di Tarantola e Gubitosi segna senz'altro uno spartiacque decisivo di questa fase della vita nazionale. Una scelta forte e coraggiosa del premier Monti, fuori dal recinto delle spartizioni tra partiti che solo tre giorni fa hanno dato sull'assegnazione di poltrone uno spettacolo tutt'altro che esemplare.

Quindi l'esecutivo tecnico sorprende tutti e designa alla guida dell'azienda due tecnici veri, conosciuti soprattutto in campo economico e finanziario. Il messaggio che sottende queste nomine è che la Rai deve prima di tutto tornare ad essere una vera azienda, quindi con conti in ordine e gestione in equilibrio, piani di investimento lungimiranti e indebitamento sostenibile. Insomma, costi e ricavi devono tornare ad essere una seria cartina di tornasole, perché solo con una buona gestione si può continuare a produrre cultura, informazione e intrattenimento. Nessuno dei due ha esperienza televisiva, certo, ma dentro la Rai le professionalità necessarie sono presenti in abbondanza.

Anna Maria Tarantola è uno dei massimi esperti di vigilanza bancaria, e quindi prima di tutto del rispetto delle regole coniugato con la sana gestione. Il suo nome era circolato con insistenza nei giorni in cui si doveva scegliere il successore di Mario Draghi: poi la scelta cadde su Ignazio Visco, ma nessuno aveva messo in dubbio che non fosse una candidatura autorevole. Ma la sua nomina segnala anche un altro aspetto: il Governo torna a pescare dentro la Banca d'Italia, che conferma il suo ruolo di primaria riserva della Repubblica. Lo è stata nei momenti più difficili della storia patria, e il fatto che oggi la presidenza della Rai la si affidi al numero tre della banca centrale significa che il compito che attende Tarantola è davvero difficile.

Luigi Gubitosi è uno stimato uomo d'azienda, che ha dato prova di valore in Italia e sui mercati internazionali. Quando ha diretto la finanza della Fiat, e dopo, guidando per anni la Wind. Finanza e telecomunicazioni, quindi, i due campi dove c'è più necessità di intervenire in Rai: razionalizzazione delle spese e delle risorse da una parte, sviluppo di nuove tecnologie e connessioni dall'altro. Entrambi, quindi, hanno le carte più che in regola per adempiere al mandato che Monti ha loro affidato, facendo una scommessa contro le vecchie pratiche di un sistema politico che di certo si troverà spiazzato ma che non potrà non cercare di dare seguito a questo gesto di discontinuità. Ma a Tarantola e Gubitosi non li aspetta solo il confronto con il mercato: man mano che si avvicineranno le elezioni tutto in Rai tenderà a complicarsi, e la presenza di un vertice estraneo alla politica è un asset da difendere.

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