Da Mubarak ad Assad i presidenti "quasi a vita" spazzati via dalla primavera Araba
di Roberto Bongiorni
2. Hosni Mubarak (Egitto), l'ultimo faraone
Hosni Mubarak, 84 anni, salì al potere nell'ottobre del 1981, pochi giorni dopo l'assassinio del presidente 1979 Anwar al-Sadat ad opera di gruppi estremisti islamici. Non si tratta di un episodio irrilevante. Perché Mubarak imperniò la sua politica proprio sulla lotta all'estremismo, anche attraverso misure anti democratiche - come lo stato emergenza – spesso utilizzate per soffocare il dissenso interno. Uscito vincitore da ben cinque discusse tornate elettorali, criticate aspramente da diversi paesi, Mubarak aveva mantenuto in vigore la legge che definiva illegale il movimento dei fratelli Musulmani, la forza politica che ha trionfato nelle prime elezioni legislative del Nuovo Egitto.
Il Faraone intendeva spianare la strada alla candidatura si duo figlio Gamal. Primavera araba permettendo. Aveva sottovalutato lo scontento popolare che, anno dopo anno, si faceva strada in Egitto. L'economia del più popoloso dei paesi del mondo arabo (oltre 80 milioni) aveva sì visto un'imponente crescita della sua economia (+6,8% nel 2006, +7,1% nel 2007 e + 7,3% nel 2008),) ma si era lasciata dietro un boom senza benessere. I pochi ricchi diventavano più ricchi, i poveri più poveri. La classe media era quasi svanita. E la corruzione, endemica, aveva assunto le dimensioni di una piaga sociale.
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