Da Mubarak ad Assad i presidenti "quasi a vita" spazzati via dalla primavera Araba
di Roberto Bongiorni
1. Da Mubark ad Assad i presidenti "quasi a vita" spazzati via dalla primavera Araba
Prima di lui se ne è andato un altro illustre Rais, il feroce Muammar Gheddafi. E la sua fine è stata senz'altro più violenta. Ora l'anziano Hosni Mubarak, il faraone d'Egitto, sta in bilico tra la vita e la morte. Dall'11 febbraio del 2011, quando annunciò le sue dimissioni, era divenuto un Re senza regno, disarcionato dal potere dalla piazza. Come, d'altra parte ,molti suoi colleghi. Al di là del siriano Bashar al-Assad, i "presidenti quasi a vita" travolti dal vento della primavera araba hanno perduto il trono. E' accaduto prima di tutti al tunisino Ben Ali. Poi è stato il turno di Mubarak, seguito dallo yemenita Ali Abdullah Saleh. Lo scorso ottobre toccava al regime di Gheddafi, che oltre al regno ha perso anche la vita. Sul tramonto della dittatura di Bashar al Assad, l'opinione prevalente è che ormai si trattI di una questione di quando, e non più di se.
I presidenti quasi a vita. Così diversi ma così uguali. Perché, pur provenendo da ambienti e realtà diverse, in comune hanno molto. A cominciare da uno smisurato attaccamento al potere, accompagnato da un'incurabile allergia verso lo stato di diritto e un'innata avversione verso i partiti politici. Eppure, quando salirono al potere, la popolazione ripose fiducia nelle loro promesse di cambiamento. Col passare del tempo hanno però trasformato i paesi che dichiaravano di voler democratizzare in regimi oscurantisti, ma difficili da abbattere. Perché - altro elemento in comune - molti dei presidentui-dittatori hanno goduto per decenni del sostegno degli Stati Uniti e dell'Europa, che li vedevano come tappo di contenimento per contrastare l'ascesa dei movimenti islamici. E come alleati comunque affidabili, e molto spesso collaborativi, nel combattere la minaccia terroristica degli estremisti. .
Senza contare l'aspetto commerciale: i presidenti quasi a vita hanno sovente chiesto ai paesi occidentali il sostegno al proprio regime in cambio delle grandi ricchezza energetiche, o della'apertura dei loro promettenti mercati.
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