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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 07:04.

ROMA - Vertice serale a sorpresa a palazzo Chigi tra il premier Mario Monti e i leader di Pd, Pdl e Terzo Polo, Pierluigi Bersani, Angelino Alfano e Ferdinando Casini sull'emergenza economica, che lo stesso Monti ha fatto precedere da una rassicurazione, espressa alla Radio pubblica tedesca A.R.D.: «Anche in futuro» l'Italia non avrà bisogno di aiuti dal fondo europeo salva-Stati. È la replica non solo all'incauta esternazione mattutina del ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, e agli attacchi che continuano a piovere dalla stampa internazionale, soprattutto d'oltreoceano, ma a quelli che Monti definisce «cliché e pregiudizi», come se fosse inevitabile che l'Italia, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna debba ora far ricorso agli aiuti europei. L'Italia è nuovamente sotto attacco.
Perciò il premier ha voluto convocare i leader della maggioranza, in modo da dare anche un segnale di compattezza e condivisione politica. Si è parlato delle difficoltà dell'euro, dell'Italia ancora sotto attacco, ma anche delle tensioni sui conti, su cui pesa anche il terremoto. Escluse manovre correttive, ma Monti ha spiegato che la spending review sarà rigorosa e ha chiesto di accelerare la riforma del mercato del lavoro.
Quel che preoccupa Monti, anche al di là dello spread a quota 490 punti, ai massimi da gennaio, è che si alimenti un pericoloso clima di sfiducia nel nostro Paese. Timori che Monti ha espresso al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un colloquio telefonico, prima del vertice politico a Palazzo Chigi, anche in previsione dell'informativa in programma questa mattina alla Camera. Tra le ipotesi una mozione di sostegno.
«Capisco - osserva Monti - che l'Italia possa essere associata all'idea di un Paese indisciplinato. Ma in questo momento il nostro Paese è più disciplinato di tanti altri». Poco prima da Bruxelles fonti dell'Eurogruppo avevano fatto trapelare identica rassicurazione: nessun aiuto finanziario all'Italia poichè l'azione del Governo «è coraggiosa e seria». Le affermazioni della Fekter alla rete televisiva austriaca Orf erano parse alquanto fuori luogo: alla luce degli «elevati rendimenti» cui l'Italia deve far fronte per finanziarsi sui mercati, da Roma potrebbe partire la richiesta di aiuti. Dichiarazioni poi parzialmente corrette dalla stessa Fekter. Secca e gelida la replica a caldo di Monti. È «del tutto inappropriato» che un ministro di uno Stato membro «commenti in questo modo la situazione di un altro Stato membro».
Per il premier, occorre rafforzare l'impegno politico dell'Unione europea per la crescita, ma con la «giusta velocità». Giorni, settimane in cui si gioca il destino dell'intera costruzione europea, nel fitto slalom tra elezioni greche (domenica), salvataggio delle banche spagnole (al varo dell'Ecofin del 22 giugno) e il nuovo attacco all'Italia. Nel mezzo la fittissima rete di incontri tra i leader europei, che culminerà nel decisivo vertice del 28 e 29 giugno. Per Monti gli strumenti per immettere nuova linfa nel motore dell'economia europea «non sono antitetici ma coerenti con la disciplina di bilancio», nella constatazione tuttavia che il rigore diviene insostenbile nel lungo periodo «se non è accompagnato da una crescita adeguata». È un messaggio diretto alla Germania, proprio alla vigilia del "bilaterale" di oggi a Berlino con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Monti ne parla al termine dell'incontro con il premier sloveno Janez Jansa.
Oggi a Berlino, domani nell'incontro con il presidente francese Francois Hollande, Monti ribadirà che occorrono «decisioni importanti per garantire la stabilità finanziaria dell'Eurozona con tutti gli strumenti». L'auspicio del premier è che nei prossimi giorni prenda finalmente corpo la discussione «sulle modalità per rilanciare la crescita». Il tempo stringe, occorre fare in fretta, come sottolinea il vice ministro all'Economia, Vittorio Grilli: «La sfida principale, la priorità per il Paese è non perdere né tempo né energie nella sfida per la crescita».
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