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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 07:23.

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Nel caso della Grecia, la gravità e la durata della recessione sono dovute tuttavia anche ad altri fattori.

Prima di tutto i ritardi e l'inefficacia con la quale sono state attivate le riforme del primo programma anti-crisi, che avrebbero potuto aiutare a stimolare l'attività e in parte a disinnescare l'impatto delle iniziative fiscali di consolidamento. In secondo luogo la stretta creditizia che ne è derivata, non soltanto perché le istituzioni finanziarie greche non avevano accesso al mercato dei capitali a causa della svalutazione del rating creditizio della Repubblica ellenica, ma anche a causa della consistente fuga dei depositi bancari in conseguenza di: a) una minore fiducia nelle prospettive economiche del paese; b) il timore da parte dell'opinione pubblica di una possibile uscita dalla zona euro. Continue voci e un'insensata comunicazione, sia in patria sia all'estero, al riguardo di simile eventualità, hanno infine rivestito un ruolo preponderante nell'aumentare le paure e nell'innescare il prelievo dei depositi. Per quanto la Bce abbia fornito cospicui finanziamenti per sopperire all'impatto di questi fattori sulla liquidità in calo delle banche greche, la disponibilità fortemente ridotta del credito per il settore privato (dovuta anche al valore sensibilmente inferiore dei possibili collaterali per il rifinanziamento della Bce) è stata un fattore determinante e decisivo della recessione economica.

Tutti questi fattori evidenziano l'importanza cruciale della fiducia e del fatto che in un'unione monetaria le condizioni finanziarie degli stati membri possono discostarsi in maniera spaventosa dalla posizione della politica della moneta unica, che negli ultimi anni è stata molto accomodante.
Da quanto detto fino a questo momento, si desume che una strategia politica atta a superare la crisi dovrebbe basarsi su tre cardini fondamentali:
Un programma economico che si concentri su politiche fiscali di consolidamento e sulle riforme del mercato finalizzate alla sostenibilità del debito e a migliorare sensibilmente la performance della crescita a più lungo termine.

Provvedimenti che rinvigoriscano il capitale e la liquidità delle banche interne e scolleghino il sistema bancario e il finanziamento del settore privato dai vincoli e dalle pressioni che scaturiscono dalla crisi del debito sovrano.
Azioni politiche che possano contribuire a stimolare l'attività economica e a ridurre la disoccupazione sul breve periodo.
In conclusione, vorrei puntualizzare due cose incoraggianti: la prima è che la stragrande maggioranza della popolazione greca si rende perfettamente conto delle devastanti implicazioni di un'uscita dall'euro. Ecco per quale motivo tra il 70 e l'80 per cento della popolazione greca - secondo quanto hanno rivelato numerosi sondaggi condotti di recente - vuole che il Paese resti nella zona euro. In pratica, i greci capiscono e apprezzano i vantaggi per la stabilità e la prosperità a lungo termine di una valuta affidabile.

La questione a questo punto è sapere se appoggeranno il processo di adeguamento economico e di riforma che si palesa indispensabile per continuare a essere coerentemente un paese membro della zona euro e che garantirà una crescita sostenuta nel momento in cui molti cittadini greci potrebbero considerare gli oneri di un simile adeguamento a breve termine di gran lunga esorbitanti rispetto ai benefici previsti a lungo termine, che ancora si profilano lontani e incerti. Io spero che il governo che nascerà dalle prossime elezioni voglia lavorare a stretto contatto con i nostri partner europei e in modo proficuo per rendere più tangibili questi vantaggi a lungo termine. Auspico anche che il popolo greco non si riprometta di abbassare la guardia, ma continui a percorrere la strada della riforme, che porterà a una solida ripresa economica e a una crescita vigorosa.

Infine, va sottolineata l'importanza di un'azione risoluta e convincente a livello europeo per risolvere la crisi dell'euro. Allo stesso tempo, la crisi dell'euro non sarà efficacemente risolta fino a quando: a) non saranno prese iniziative specifiche concertate e coraggiose a livello europeo per favorire la crescita "qui e subito"; b) finché non saranno presi provvedimenti anche per affrontare e risolvere i problemi sistemici e le preoccupazioni dei mercati, rafforzando e consolidando nel profondo il pilastro economico dell'unione economica e monetaria europea.
Mi auguro che la crescente convergenza di opinioni su questi punti possa portare a un consenso in un immediato futuro, nonché all'integrazione dei mercati finanziari e al controllo delle istituzioni finanziarie. In caso contrario, probabilmente nella zona euro la risoluzione della crisi resterà un obiettivo politico sfuggente. E le autorità e i policymaker europei non dovrebbero consentire che ciò accada.

(Traduzione di Anna Bissanti)
Lucas Papademos è stato Governatore della Banca centrale e primo ministro della Grecia.