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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2012 alle ore 12:39.

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Quelle «riportate dal Corriere della Sera sono notizie false e le cose contestate sono insussistenti». Lo dice Roberto Formigoni parlando davanti ai giornalisti nella sede di Regione Lombardia al rientro dal viaggio istituzionale in Brasile. I cronisti lo incalzano: ma se le notizie dovessero rivelarsi infondate si dimetterebbe? La risposta è «no».
«Se l'indagine dovesse rivelarsi vera sono pronto a difendermi, perché queste accuse non corrispondono a verità». E poi, dice Formigoni, «altri colleghi di Regione - anche del mio stesso schieramento - sono oggetto da tempo di indagini ma, correttamente, non si sono dimessi».

Il governatore rivendica come la sua giunta non sia (finora) stata raggiunta da alcun provvedimento di questo tipo. E poi parla dei verbali dell'interrogatorio di Pierangelo Daccò per sottolineare che sono coperti da segreto istruttorio, «per questo - dice - la stampa non avrebbe dovuto averli, come non li ho mai visti io».

Roberto Formigoni si è detto «sereno e tranquillo» e ha annunciato di pretendere una «adeguata smentita in prima pagina da parte del Corriere della Sera» che oggi ha pubblicato la notizia secondo cui il governatore sarebbe indagato nell'inchiesta della Procura di Milano sui 70 milioni di euro che il polo privato della sanità Fondazione Maugeri avrebbe pagato negli anni al consulente-mediatore Pierangelo Daccò. Ha poi aggiunto di aver «dato mandato ai legali per prendere contatto con la procura per fare luce già oggi». In ogni caso, ha precisato «non è in corso alcuna indagine» perché «se c'è in corso un'indagine, la prima persona informata dev'essere l'indagato, ma conoscendo la correttezza della Procura di Milano, escludo che abbia avviato un'indagine su di me senza informarmi».

Il presidente della Regione lombardia ha ribadito di «non aver mai fatto favori» a Pierangelo Daccò e di aver detto «sempre, dall'inizio, la verità» sulle vacanze trascorse con il mediatore. «Sono stato ospite su una barca che ritenevo fosse di Simone», ha detto Formigoni, facendo riferimento al suo ex assessore, in carcere per l'inchiesta sulla Fondazione Maugeri. «Ho fatto due vacanze ai Caraibi pagandole di tasca mia», ha aggiunto. Daccò non ha avuto «nessun favore dal rapporto con me», ha insistito il governatore, ribadendo quello che sostiene da mesi, cioé che «non un solo euro di denaro pubblico é stato disperso».

Formigoni ha attaccato La Repubblica e Il Fatto quotidiano, che definisce «la Pravda e l'Izvestia», e ha riferito di aver presentato, attraverso i suoi legali, istanza alla procura di Milano per alcuni articoli che «riportano stralci di interrogatori di persone indagate non pubblicabili, perché coperti da segreto istruttorio». Secondo il governatore si tratta di articoli che «minano in maniera del tutto infondata la reputazione e l'onore personale mia e istituzionale del presidente della Regione». Nel corso dello spazio riservato alle domande dei giornalisti c'è stato un battibecco con Piero Colaprico, di La Repubblica. «Quella che lei chiama la Pravda vorrei che continuasse a chiamarla Repubblica - ha detto il giornalista - anzi la pregherei». Formigoni ha replicato: «C'è libertà di stampa e c'è anche libertà di parola, o lei vuole contestare la libertà di parola?» «No - ha risposto Colaprico - voglio contestare l'uso un po' spregiudicato che fa degli accostamenti tra un giornale italiano e altri giornali».

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