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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2012 alle ore 16:45.

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L'Egitto elegge Mohamed Morsi presidenteL'Egitto elegge Mohamed Morsi presidente

Con un'ora di ritardo e dopo un discorso senza fine a un Paese in ansia, Faruk Sultan, il capo della Commissione elettorale, ha finalmente dato il nome tanto atteso. Il primo presidente dell'Egitto democratico è Mohamed Morsi, il candidato di Libertà e giustizia, il partito dei Fratelli musulmani. Ha vinto col 52% sull'avversario Ahmed Shafik, l'ex generale e premier di Mubarak.

Piazza Tahrir, riempita da circa 100mila attivisti e sostenitori del movimento islamista, al momento della proclamazione è esplosa di gioia. La gente sventolava bandiere egiziane e gridava slogan patriottici. Nessun simbolo di carattere religioso, come del resto non se ne erano visti in questi cinque giorni di occupazione pacifica della piazza. La battaglia era e rimane una battaglia nazionale.

In attesa dell'annuncio e nell'incertezza del risultato, il Cairo e il resto dell'Egitto erano praticamente chiusi. Nonostante la domenica sia un giorno feriale, le scuole e gli uffici che avevano aperto hanno tenuto orari ridotti. Già nella tarda mattinata il centro del Cairo fuori da piazza Tahrir, era deserto. L'Egitto ha finalmente un presidente. E la fratellanza islamica conquista la presidenza del più importante e popoloso dei Paesi arabi; un Paese strettamente alleato degli Stati Uniti e dell'Occidente, il primo ad aver firmato una pace con Israele.

Ma quella del capo dello Stato è l'unica carica certa di quel complesso istituzionale necessario per far funzionare un Paese. Mancano un Parlamento, una nuova Costituzione che definisca, tra le altre cose, i poteri presidenziali. Anche l'attuale governo è relativamente legittimo: è espressione dello Scaf, il Consiglio supremo delle forze armate che da 16 mesi decide tutto in Egitto. Se probabilmente si chiude la fase della corsa presidenziale, se ne apre un'altra che non sarà meno difficile e pericolosa per l'Egitto: la vera lotta per il controllo delle istituzioni, cioè la riscrittura della Costituzione che, al momento, eccetto qualche correzione, è ancora quella del 1971, quando il presidente dell'Egitto ne era anche il suo dittatore.

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