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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2012 alle ore 18:23.

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Ora la Lega lo dice apertis verbis: difficile pensare che si possa arrivare fino alla scadenza naturale del mandato per la Regione Lombardia. La notizia (non confermata, anzi smentita da Roberto Formigoni) secondo cui il governatore sarebbe indagato, è assai indigesta per i Lumbard. Il Carroccio sta ancora facendo i conti con l'inchiesta che ha portato alle dimissioni di Umberto Bossi da segretario federale e all'esplusione di alcuni esponenti di primo piano del movimento. E il calo alle amministrative continua a bruciare parecchio.

Roberto Maroni, prima dell'inizio del consiglio federale nel quale si sarebbe discussa la questione, ha annunciato: «Oggi valuteremo, ma mi pare che tutto quello che è successo renda piuttosto difficile pensare che si possa arrivare fino al 2015». Al termine dell'incontro il concetto è stato ribadito dal vicepresidente lombardo, Andrea Gibelli, e dal capogruppo leghista in regione, Stefano Galli. Il Carroccio valuterà «nelle prossime settimane anche l'eventualità di un abbinamento tra le elezioni politiche del 2013 e le elezioni anticipate in regione Lombardia». A a decidere sarà il congresso federale di sabato e domenica prossimi, dopo il quale è in programma un incontro con Formigoni. Ma, dice Gibelli, «nessuno ha detto di far saltare l'alleanza, stiamo facendo una serie di valutazioni di carattere politico».

Il voto anticipato in Lombardia non è più un tabù per la Lega. Che teme il logoramento di coloro che appoggiano Formigoni, ma rimarca anche come dal Carroccio dipenda la possibilità per l'attuale amministrazione regionale di continuare a governare. I Lumbard cercano così di dare anche riprova di vitalità e ottenere, magari, l'appoggio del Pdl su provvedimenti che gli stanno a cuore ma sono in bilico.

Ma il Pdl non si scompone. «Dopo l'attacco mediatico senza precedenti a un'istituzione - dice il capogruppo al Pirellone Paolo Valentini - c'è il diritto a chiarire e anche la Lega, da alleato, ha il diritto di capire». Detto ciò Valentini sottolinea come «questo modello (che non si limita alla Lombardia ma comprende anche Veneto e Piemonte) ha garantito efficienza e governabilità al Nord. E ora sarebbe un errore buttare via tutto». Per essere ancora più esplici: la questione non riguarda solo la Lombardia ma «si metterebbe in discussione l'intero modello che governa al Nord». Piemonte e Veneto compresi. Perché quella lombarda è, a questo punto, «una questione nazionale».

Intanto dal Pd il consigliere regionale Fabio Pizzul avverte: «Formigoni ha poca scelta. È costretto a stare lì perché è il punto di equilibrio di quella che è ormai una fragilissima alleanza tra Pdl e Lega».
Sempre dall'opposizione nell'Idv sono convinti che il crollo di Formigoni trascinerà anche il Carrocco.
«Se la Lega pensa davvero che il percorso politico di Roberto Formigoni alla guida della Regione Lombardia sia finito, firmi già domani una mozione di sfiducia nei suoi confronti», invita Chiara Cremonesi, capogruppo di Sel nel Consiglio regionale lombardo. E anche Fli esorta i Lumbard ad «avere il coraggio di staccare la spina a Formigoni e aprire la strada per anticipare il voto nel 2013».

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