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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 06:37.

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Piano per la crescita, con in primo piano le proposte italiane sulla nuova «politica di coesione» e il «riorientamento» dei fondi comunitari in funzione dello sviluppo. In parallelo, trattativa serrata sullo scudo antispread, con la mossa a sorpresa in serata di Mario Monti che chiede misure a breve in grado di spegnere l'incendio già lunedì alla riapertura dei mercati, sulle quali si è discusso nella riunione dell'euro working group cui ha preso parte il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli. In caso contrario, l'Italia "sospende" il suo assenso al restante pacchetto.

Si tratta del piano da 120-130 miliardi, con annesso aumento del capitale della Bei, con finanziamenti per 60 miliardi a partire dal prossimo autunno, e dai 4,5 miliardi di impieghi affidati ai project bond. Nel pacchetto compare la riprogrammazione mirata di 55 miliardi di fondi strutturali non spesi, all'interno di un percorso di revisione del bilancio comunitario in direzione della crescita.

Quanto alla «golden rule», sia pure rivista e riadattata, si fa strada «una particolare attenzione agli investimenti nei settori orientati al futuro aventi un nesso diretto con il potenziale di crescita dell'economia e a garantire la sostenibilità dei regimi pensionistici», secondo quanto si legge nella bozza delle conclusioni del vertice. La discussione sulle «prospettive finanziarie» in direzione dell'agenda «2020» ha assorbito la prima parte dei lavori del Consiglio. Mario Monti ha messo sul piatto tutti i punti salienti della strategia italiana, dalla nuova «politica di coesione», affidata al ministro Fabrizio Barca, al completamento del mercato unico. Partita sulla quale si è speso in particolare il ministro degli Affari europei Enzo Moavero Milanesi.

Tutti passaggi importanti, che non potranno generare sviluppo nell'immediato e che tuttavia rappresentano un segnale da non sottovalutare. Il vertice dei Capi di Stato e di governo è stato convocato all'inizio del semestre di presidenza danese, su input della Commissione e del presidente permanente dell'Unione, Herman Van Rompuy, proprio per avviare la «seconda fase», dopo quella del rigore di bilancio. Poi la crisi greca, il crack delle banche in Spagna, le nuove tensioni sul debito italiano hanno spostato il focus prevalente del vertice trasformandolo in una sorta di ultima spiaggia per salvare l'eurozona.

Sullo scudo antispread, discussione in realtà apertissima, e che potrebbe chiudersi con il coinvolgimento diretto della Bce, e non dunque del Fondo salva-Stati nella sua versione definitiva (Esm) nell'acquisto dei titoli dei paesi qualificati come "virtuosi" (che rispettano in sostanza la disciplina di bilancio), il cui spread superi una determinata soglia limite (l'asticella potrebbe fermarsi a 300 punti base). Decisivo in questa trattativa serrata il sostegno del presidente francese Francois Hollande.
Niente eurobond, ma in realtà la questione non è nemmeno sul tappeto, per ora. Entro la fine dell'anno dovrà essere pronta una road map per l'Unione monetaria europea, cui dovranno lavorare di concerto i presidenti di Bce ed Eurogruppo.

Secondo il timing stabilito ieri sera da Van Rompuy, in ottobre verrà presentato un rapporto preliminare, in vista del documento finale che sarà messo a punto entro fine anno. Entro fine anno l'Unione europea dovrà poi dotarsi di un meccanismo di «messa in sicurezza del sistema bancario, creando uno schema comune per le garanzie sui depositi, e un fondo comune con poteri di risoluzione per la gestione delle crisi». In una prospettiva a brevissimo termine, il Consiglio deve rapidamente esaminare la proposta della Commissione per la risoluzione delle crisi bancarie, per raggiungere un accordo entro fine anno».

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