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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 07:13.

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Nella foto un momento dell'incontro tra il Governo, parti sociali e enti locali ieri a palazzo Chigi; da sinistra Corrado Passera, Enrico Bondi, il presidente del Consiglio Mario Monti, il sottosegretario Antonio Catricalà e Vittorio Grilli (Ansa)Nella foto un momento dell'incontro tra il Governo, parti sociali e enti locali ieri a palazzo Chigi; da sinistra Corrado Passera, Enrico Bondi, il presidente del Consiglio Mario Monti, il sottosegretario Antonio Catricalà e Vittorio Grilli (Ansa)

Taglio del 20% dei dirigenti della Pubblica amministrazione, del 10% dei dipendenti e di un altro 20% delle consulenze. È la ricetta estesa a tutte le amministrazioni, seppur nel rispetto delle autonomie, per ridurre da subito i costi della Pa e confermata a Palazzo Chigi dal viceministro all'Economia, Vittorio Grilli, nell'incontro sulla spending review con parti sociali ed enti locali.

Mario Monti, dal canto suo, ha confermato la linea del Governo, «contrario a tagli lineari fatti con l'accetta». Ciò che vuole proporre è un intervento chirurgico: «Eliminare sprechi senza ridurre servizi» e facendo emergere «le priorità che vanno maggiormente salvaguardate e cosa invece può essere ridotto». L'obiettivo resta anzitutto quello di evitare l'aumento dell'Iva previsto per ottobre.

Nella stessa bozza del decreto al Titolo V viene espressamente previsto il differimento al 1° gennaio 2013 del termine del 1° ottobre indicato dal decreto "Salva-Italia". Non solo. Sempre secondo la bozza l'aumento di 2 punti si ridurrebbe a un solo punto e quello eventuale dello 0,5 fissato per il 2014 verrebbe cassato del tutto. Monti ha ribadito che «non è nuova manovra» di finanza pubblica. «Per non lasciarla sospesa nel vuoto e per darci una dimensione da raggiungere», avrebbe aggiunto il premier, «abbiamo guardato in faccia alcune esigenze chiare». Oltre ai 4,2 miliardi per scongiurare l'aumento dell'Iva di ottobre si è aggiunto il tema dei salvaguardati (esodati) e poi il terremoto. «La cifra arriva così parecchio più in alto». Anche per questo l'ipotesi più accreditata resta quella di un intervento tra gli 8 e i 10 miliardi.

Il menù del Governo è molto ampio e sarà destinato a mutare fino all'ultimo visto che sui cinque titoli della bozza del decreto legge, dopo le prime anticipazioni delle agenzie di stampa, Palazzo Chigi si è affrettato a precisare che il provvedimento è in corso di stesura proprio per recepire le osservazioni degli incontri con le parti sociali, i sindaci e i governatori e alla luce del confronto con i ministeri interessati.

I pilastri della spending review restano la spesa per l'acquisto di beni e servizi, secondo le direttrici dettate dal piano Bondi, nonché la razionalizzazione del patrimonio pubblico e la riduzione dei costi per gli affitti. C'è la riorganizzazione degli enti pubblici di minori dimensioni e il taglio dei Cda delle società interamente partecipate dallo Stato. E non mancano, come anticipato nei giorni scorsi su queste pagine, tagli consistenti alla sanità, all'università e al pubblico impiego. Compare anche la promessa di un taglio dell'aggio della riscossione di 4 punti. Ma anche agli enti locali e alle regioni viene chiesto un contributo nel biennio pari a 7,2 miliardi. Il decreto, almeno in bozza, imbarca anche un'ipotesi di intervento ad hoc sugli esodati e le cosiddette spese indifferibili (dall'autotrasporto al 5 per mille, dalle scuole private alle università non statali, dalle missioni di pace al Fondo Letta).

Le carte saranno scoperte definitivamente venerdì, quando il Governo varerà le prime misure. Infatti, anche se Monti alle parti sociali ha indicato che la spending review si realizzerà in più fasi, c'è chi all'interno dello stesso Governo spinge per chiudere la partita con un solo decreto legge evitando "tempi supplementari" e code polemiche fino a inizio agosto o alla ripresa dei lavori parlamentari con la presentazione di un terzo provvedimento sulle norme ordinamentali (il primo resta quello sulle dismissioni e il taglio delle agenzie fiscali). Ma a prescindere da ciò Monti è intenzionato a soprintendere all'intero processo di revisione della spesa visto che ieri al Senato, nel riferire sul vertice europeo, ha detto che il Governo resterà «fino al 2013».

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