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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 18:20.

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Gian Paolo Dozzo e Roberto Maroni (Fotogramma)Gian Paolo Dozzo e Roberto Maroni (Fotogramma)

Un partito regionale capace di condizionare fortemente la politica nazionale, sull'esempio dei i bavaresi della Csu e dei catalani di Convergencia i Uniò. Roberto Maroni imprime da subito alla Lega una nuova marcia. A cominciare dalle questioni economiche, con tre punti che saranno inseriti in altrettanti emendamenti da presentare al decreto sviluppo.

Il primo: dimezzare l'Ires per le piccole e medie imprese per due anni.
Per dare fiato ad aziende e lavoratori il Carroccio vuole una riduzione di 15 punti percentuali. Che valuta possa essere compensata, per due anni, attraverso i fondi Fas (per le aree sottoutilizzate). Una misura, dice Gian Paolo Dozzo, capogruppo della Lega a Montecitoro, «che consentirebbe di invertire questo momento recessivo, con incrementi per la produttività e la possibilità di creare nuova occupazione. Senza contare i benefici sul gettito Iva».

L'altro provvedimento che i lumbard hanno in mente e che si preparano a mettere nero su bianco in un emendamento al decreto sviluppo, riguarda la compensazione dei debiti e dei crediti delle aziende nei confronti dello Stato. La platea di chi può accedere a quella automatica, secondo i lumbard, dovrebbe essere ampliata includendo anche le somme non iscritte a ruolo, consentendo così a tutte le aziende di avvalersene. Provvedimento che la Lega conta possa essere finanziato con tagli agli armamenti e alle spese militari.

Il terzo punto della contro-manovra del Carroccio riguarda direttamente le banche. «Quelle che hanno ricevuto soldi all'1% dalla Bce e non li prestano alle imprese» dovrebbe «essere pubblicizzate e per loro dovrebbe essere previsto il commissariamento». Il modello, spiega Gian Paolo Dozzo, è quello già utilizzato per la Royal Bank of Scotland, dove non ci sono state sostituzioni dei manager, ma un monitoraggio della situazione da parte del Governo. Attraverso una struttura composta dalle parti sociali, con anche rappresentanti delle piccole imprese e dei lavoratori. Un passaggio che potrebbe avere il sapore di un ritorno alle partecipazioni statali, in realtà, dice il capogruppo della Lega a Montecitorio, si tratta di «un controllo tecnico, non politico», pensato perché «le banche tornino a fare le banche. A dare credito e non a favorire la speculazione».

Il Carroccio, lo ha indicato lo stesso Roberto Maroni, si muove secondo il modello che ha ispirato il sindaco di Verona, Flavio Tosi che «è riuscito ad avere il consenso dei leghisti e dei non leghisti», secondo la definizione del segretario federale. Maroni ripropone poi l'idea secondo cui Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giulia («le Regioni che governiamo») intervengano con misure di welfare per gli esodati: «Il 90% sono al Nord». E punta a creare un sistema solidaristico padano in tutto il Nord per raccogliendo simpatie e soprattutto voti.

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