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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2012 alle ore 12:08.

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«Il nostro paese manifatturiero è molto più forte di quello che appare nelle valutazioni di Moody's». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, lo dice a margine dell'assemblea dell'Ance. Da dove interviene anche il ministro per lo Sviluppo Corrado Passera, che considera «il giudizio di Moody's del tutto ingiustificato e fuorviante», anche perché «non tiene conto del lavoro che il nostro paese sta facendo».

Reazioni arrivano anche da gran parte del mondo politico.
«Indubbiamente un brutto risveglio che testimonia la presenza di una situazione europea non ancora ricondotta all'equilibrio», dice il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Che aggiunge: «L'Italia sta facendo da anni manovre una più dura dell'altra», «è evidente che quello che non funziona é in Europa e non in Italia». Secondo Rocco Girlanda, deputato Pdl della commissione bilancio, la decisione di Moody's «rappresenta l'ennesima ingerenza di natura politica di un ente privato nei confronti di uno Stato sovrano». Girlanda chiede che in sede europea si prenda in considerazione l'ipotesi di costituire un'agenzia di rating comunitaria, «per rispondere agli enti statunitensi e replicare quanto già fatto dalla Cina, con la propria agenzia nazionale» e propone una legge «sull'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull'affidabilità e l'imparzialità delle agenzie di rating». Mentre secondo Maurizo Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, il declassamento deciso da Moody's «conferma che non esistono governi con la bacchetta magica, anche se questi sono tecnici».

Critico anche il coordinatore delle commissioni economiche del gruppo Pd della Camera, Francesco Boccia. «Ma come si fa a declassare titoli di Stato il giorno dopo le valutazioni positive della Bce e dopo aver avuto, di fatto, la certezza di una soluzione europea sulle differenze dei costi tra paesi membri Ue sul debito oneroso?» Boccia sottolinea «l'evidente conflitto di interessi irrisolto tra la sua funzione (di Moody's, ndr) di valutatore indipendente e la natura dei suoi azionisti». E invita «le autorità italiane ed europee» a «dire qualcosa di chiaro su tutto questo». Sulla stessa linea le dichiarazioni di Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera. «Il declassamento da parte di Moody's, inatteso e sbagliato - sostiene Baretta - conferma la necessità di agenzie di rating realmente indipendenti, estranee a conflitti di interesse e con una più ampia rappresentanza dei Paesi di riferimento».

Che il declassamento di Moody's sia «grave, ma l'arbitro non imparziale» lo dice pure il presidente dei deputati Udc, Gian Luca Galletti. Il quale sottolinea come le agenzie di rating abbiano «un padrone» e propone un'authority a livello europeo «in grado di giudicare il grado di solvibilità del debito degli Stati membri in totale indipendenza».

Diversa la valutazione dell'Italia dei valori. «Fallimento è l'unica parola che definisce chiaramente l'operato del governo Monti e della sua maggioranza Pdl - Pd - Udc», afferma il responsabile lavoro e welfare di Idv, Maurizio Zipponi.

Dall'estero il Giappone minimizza la portata del taglio del rating di Moody's sull'Italia (da A3 a Baa2) sulla convinzione che i leader Ue «stiano facendo gli sforzi per risolvere gravi problemi mai sperimentati nella storia». Ne è convinto il ministro delle Finanze, Jun Azumi: «dato il potenziale, sono sicuro che l'Europa supererà i problemi e riavrà la fiducia del mercato». Le prospettive - sostiene - sono più che positive con la mossa Ue sul controllo unico bancario, coinvolgendo la Bce, e attraverso la cooperazione economica e fiscale.

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