Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2012 alle ore 11:52.

My24

Uscire dall'euro? La svalutazione, sottolinea in una nota il Centro studi di Confindustria, «è in sé un attrezzo arrugginito che non funziona più bene come un tempo, sempre che produca ancora qualche vantaggio». Il rilancio dell'export non è dunque scontato. Vanno infatti presi in considerazione alcuni fattori: dai sistemi bancari in crisi che rendono molto difficile ottenere credito, alla più lenta risposta dell'export in una concorrenza che i Paesi avanzati possono giocare più sulla qualità che sul prezzo. Senza poi dimenticare, continua il CsC, la limitazione del guadagno di competitività dovuta alla contemporanea svalutazione effettuata dagli altri Paesi che si trovano nelle stesse condizioni. Infine, per esportare di più occorre poter contare e far leva su un'ampia base industriale, che produca beni commerciabili internazionalmente, base che invece è assai ridotta in alcuni di quei Paesi.

Con le filiere globali la svalutazione dà meno vantaggi
Negli ultimi anni, si legge nella nota del Centro Studi, l'affermazione delle filiere globali quale meccanismo efficiente di organizzazione della produzione ha ridotto molto i guadagni di competitività ottenibili da una svalutazione. Attraverso le filiere globali, infatti, i prodotti non vengono più realizzati interamente da una singola impresa o da un insieme di imprese localizzando tutte le lavorazioni all'interno di uno stesso paese.

Supply chain globali: fenomeno irreversibile
Si è verificata dunque la transizione, nelle relazioni commerciali internazionali, da un mondo di scambi per lo più di beni finiti a un mondo di scambi anzitutto di beni intermedi. Una transizione che, osservano nella nota del Csc Cristina Pensa e Ciro Rapacciuolo, a meno di un ritorno a un disastroso protezionismo, non è passeggera. Le supply chain globali sono un fenomeno in larga parte irreversibile.

Che cosa accadeva in assenza delle filiere globali
In assenza di filiere globali, rileva il report, quando un Paese svalutava otteneva un aumento dell'export e una riduzione dell'import di beni, sostituiti da produzione interna, senza aumento dei costi se non di quelli per le materie prime importate, che in valuta locale deprezzata erano più elevati. Ciò iniettava un copioso guadagno competitivo e rilanciava il Pil. Ma oggi, spiega ancora la nota, le imprese esportatrici di beni, finali e non, importano, oltre alle commodity, anche molti input intermedi indispensabili per realizzare le produzioni: in Italia, Spagna e Portogallo, per esempio, intermedi e commodity sono pari a oltre il 60% dell'import totale; in Grecia poco meno. La svalutazione del cambio, dunque, renderebbe queste importazioni più costose, riducendo di molto il guadagno di competitività. Perciò l'effetto espansivo della svalutazione risulterebbe decisamente minore di quanto era un tempo per economie con produzioni quasi interamente domestiche.

Manca il credito per finanziare produzione ed export
C'è poi un altro aspetto che potrebbe limare il potenziale della svalutazione: manca il credito per finanziare produzione ed export. Se non si rimuovono prima le cause della stretta sul credito, sottolinea il Centro Studi di Confindustria, gli effetti della svalutazione verrebbero molto attenuati. Infatti, alla maggiore domanda di fondi da parte delle imprese per finanziare l'aumento di produzione e soddisfare così i nuovi ordini ottenuti grazie alla svalutazione verrebbe per lo più opposto un rifiuto da parte delle banche. Con l'autofinanziamento ridotto al lumicino dalla recessione, la mancanza di liquidità dovuta ai ritardati pagamenti (ciò vale soprattutto in Italia) e il canale dell'accesso diretto ai mercati finanziari ancora precluso a molte imprese, specie piccole, il credit crunch è un muro insormontabile all'espansione dell'attività produttiva anche dopo una forte svalutazione.

Effetti positivi della svalutazione in tempi lunghi
La nota ricorda poi che per vedere gli effetti positivi della svalutazione occorre tempo: oltre all'impatto iniziale del rincaro dei prezzi dell'import, che si verifica subito e quindi ben prima che venga più che compensato nella dinamica della ricchezza prodotta dall'incremento del volume dell'export, dalla svalutazione del cambio ci si attende appunto un aumento delle quantità esportate e una contrazione di quelle importate (o almeno della parte di queste sensibile alle variazioni dei prezzi), con conseguente miglioramento del contributo della domanda estera netta alla crescita. Tuttavia, perché ciò avvenga occorre tempo.

Se tutti svalutano, nessuno ci guadagna
Attenzione, continua il Csc: se tutti svalutano, nessuno ci guadagna. Un'economia ottiene il massimo vantaggio competitivo da una svalutazione quando è la sola a realizzarla.

Serve una solida base industriale, che alcuni PIIGS non hanno
Per poter trarre vantaggio dalla svalutazione del cambio, si legge infine nella nota, occorre poter realizzare in casa più prodotti esportabili, in tempi ragionevoli. Perciò, una svalutazione ha più probabilità di aver successo se attuata in un paese che ha già una solida base industriale.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi