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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2012 alle ore 15:31.

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Svezia casa europea di FacebookSvezia casa europea di Facebook

«Non potrò mai dimenticare quella sera di febbraio dell'anno scorso. Ero a casa con mia moglie, squillò il cellulare: "Buonasera signor sindaco, parla Facebook. È per dirle che accettiamo la vostra proposta". Ne avevamo parlato tre settimane prima, quando erano venuti qui dalla California. In quel momento sentii un grande orgoglio: Facebook sbarcava a Lulea»: la soddisfazione che trapela dallo sguardo celeste di Karl Petersen è più eloquente di qualunque racconto. Dal 2003 guida questa cittadina nel profondo Nord della Svezia. Un posto piuttosto anonimo, 74mila abitanti, temperature polari d'inverno, luce del giorno fino a mezzanotte d'estate, l'industria dell'acciaio da sempre motore economico della regione.

Ma Lulea (si pronuncia "Luleo") ha una risorsa che vale più dell'oro, con cui ha attratto Facebook e, spera, molti altri big: l'energia idroelettrica in quantità e a basso costo, grazie all'omonimo fiume che scorre placido e gigantesco prima di sconfinare nel Golfo di Botnia.
Facebook ha deciso di costruire qui tre enormi data center, i lavori per il primo edificio sono già avanti, l'apertura è prevista per il prossimo aprile. È il primo grosso investimento in Europa - tra i 500 e i 600 milioni di euro solo per lo stabilimento ora in costruzione - della società californiana. Per Lulea un salto di qualità, dopo il radicale cambiamento degli ultimi 40 anni: «Nel 1971 nacque l'Alta scuola di tecnologia - racconta Karl, 63 anni - per migliorare i processi produttivi nel campo dell'acciaio, quindi con una forte vocazione alla ricerca.

All'epoca gli studenti erano 30, i lavoratori nelle acciaierie 60mila. Oggi nel nostro ateneo studiano 17mila ragazzi e lavorano 1.600 tra professori e dipendenti. Il settore dell'acciaio è all'avanguardia e impiega 1.400 persone. Non è finita. Nel 2007 abbiamo inaugurato la Casa della Cultura: anche questo è stato un passo importante, un cambiamento di mentalità per la gente che ne è entusiasta. Prima, anche solo per un concerto, bisognava andare a Stoccolma. Ricerca e cultura: oggi Lulea è una città moderna. E con Facebook si apre un'altra era».

Parlando con Matz Engman, ceo della Lulea business agency, si capisce concretamente come sia potuto accadere che Facebook abbia scelto questo angolo remoto a un'ora e mezza d'aereo da Stoccolma (con la quale è comunque ben collegata: ci sono 16 voli quotidiani). «Il fattore energetico è stato decisivo, ovviamente. Nella nostra regione, il Norrbotten (Lulea è la capitale, ndr) vive il 3% della popolazione svedese, cioè circa 265mila persone. Produciamo il 100% dell'energia idroelettrica del Paese, parte di quello che non consumiamo viene esportato, principalmente nel Sud della Svezia. Abbiamo un surplus del 50%: venire qui dalla California significa accedere direttamente alle risorse, avendo un regime fiscale favorevole», dice Engman, 54 anni, con la sicurezza di chi conta sull'evidenza dei fatti. «In più il clima è perfetto per i data center, che devono avere sistemi di raffreddamento potentissimi. Beh, qui ci pensa la natura: la temperatura non ha mai raggiunto i 30 gradi dal 1961».

Altro fattore non trascurabile è la presenza dell'università: «Poter disporre di un polo di ricerca e sviluppo avanzato, peraltro vicinissimo agli edifici, è importante per una società come Facebook. Sicuramente la somma di tutti questi fattori ci ha reso più appetibili di altri concorrenti». Il vantaggio per Lulea è evidente, non tanto e non solo in termini di nuovi posti di lavoro (320 per la costruzione degli edifici, una cinquantina fissi in futuro), quanto di immagine e di nuove possibilità che si aprono.

«Dopo questo accordo con Facebook, l'università ha avuto un boom di iscrizioni, fino a un +80%», spiega il pro-rettore Birgitta Bergvall-Kareborn, 44 anni. Aria decisa sotto il caschetto biondo, è un "prodotto" di Lulea dove ha studiato, ha fatto il Phd e adesso insegna informatica, oltre a essere la vice dell'ateneo. La ricerca nei campi dell'economia, dell'It, dei nuovi materiali pesa per il 50% in questa università che ha uno stretto rapporto con le imprese, da Ibm a Volvo fino a Shell. «E ora una decina di studenti andranno in California a seguire dei corsi», racconta con entusiasmo, mentre sorseggiamo un caffè nel bar del complesso universitario. Edifici bassi, dall'aria non proprio solenne, ma con aule e servizi interni moderni, funzionali e apparentemente efficienti. «Se penso che 40 anni fa c'era solo una facoltà e oggi c'è un'offerta articolata di programmi e master, si capisce come mai arrivino studenti da tutto il Paese», conclude.

Dall'Università al cantiere dove è in costruzione il primo data center di Facebook in effetti la strada è breve. Fredrik Kallioniemi ha la falcata agile e lunga di chi fa avanti e indietro spesso. È il leader di Science Park, il braccio scientifico della Lulea Business Agency, e ha seguito il progetto di Facebook minuto per minuto. Grandi occhi azzurri come la maggior parte della gente qui, 39 anni e un passato di professionista nelle telecomunicazioni, Kallioniemi trasuda fierezza da tutti i pori per l'approdo del social network nella sua città e prefigura l'arrivo di altri big: «Abbiamo lo spazio, l'energia, il giusto clima, le competenze, la stabilità politica: siamo in grado di soddisfare ogni esigenza», dice con un'enfasi "all'americana".

L'edificio è un capannone grigio qualunque, non c'è ancora nemmeno la F di Facebook, all'interno si distinguono appena dei binari lungo i quali correranno i famosi server, ma a lavorare sono in tanti, si entra solo con casco e stivali e si percepisce la voglia di finire in fretta per passare al capannone successivo. Qui a Lulea, insomma, sembra sia arrivato il vento californiano dell'intraprendenza, del guardare al traguardo successivo. L'appuntamento è per l'inaugurazione dei data center: se nelle vicinanze si sentirà il rumore di un altro cantiere, la sfida sarà vinta.

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