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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 08:57.

Mentre l'Iran è pronto a organizzare a Teheran un incontro tra il regime di Damasco e l'opposizione per risolvere in conflitto, continuano senza sosta i combattimenti a Damasco tra soldati fedeli al regime di Bashar al Assad e ribelli di opposizione. Anche questa mattina sono ripresi i bombardamenti nel quartiere Tadamone, mentre continuano i violenti combattimenti tra le forze regolari e l'Esercito siriano libero nelle zone Kafar Soussé e Jobar sempre nella capitale. Secondo l'Osservatorio siriano sui diritti umani almeno 105 persone sono morte negli scontri di ieri in tutto il Paese: tra le vittime 48 civili, 16 ribelli e 41 soldati.
È guerra civile
La Croce Rossa internazionale ritiene che il conflitto in Siria sia ormai così diffuso da poter essere catalogato come guerra civile. Il portavoce Hicham Hassan, citato dalla Bbc, ha detto che la Siria è precipitata in «un conflitto armato non internazionale», termine tecnico per indicare la guerra civile. In questo caso, «la legge umanitaria internazionale» si applica «ovunque» hanno luogo le ostilità tra forze governative e di opposizione, ha precisato il portavoce dell'organizzazione. Questo significa che «da adesso, tutti i combattenti in Siria sono ufficialmente soggetti alle leggi sulla guerra previste dalla Convenzione di Ginevra e potrebbero finire davanti al Tribunale per i crimini di guerra se non le rispetteranno».
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