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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 08:10.

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Trasferimenti giustificabili
I 10 miliardi rappresentano una stima di lungo periodo. Nel rapporto, elaborato con il contributo di esponenti di Banca d'Italia, Istat, ministero dello Sviluppo, Ragioneria dello Stato, uffici della Commissione Ue, università Bocconi, La Sapienza, università di Cagliari, si sottolinea come alcune voci che in linea di principio sono eliminabili prevedano impegni pluriennali delle amministrazioni. In questo caso la voce sarà eliminabile solo quando si saranno esauriti gli impegni di spesa. Allo stato delle attuali informazioni, precisa Giavazzi, non è possibile stimare la quota di spesa immediatamente liberabile.

Lo schema di decreto specifica inoltre che una serie di incentivi, al realizzarsi di certe condizioni, potranno comunque essere salvati, pure all'interno del plafond stimato in 10 miliardi. In pratica, saranno ammessi solo gli incentivi per i quali è dimostrato l'effetto addizionale sull'attività delle imprese (ad esempio investimenti in innovazione superiori a quelli che si sarebbero effettuati in assenza di aiuti). Solo in questo caso si può esser certi che l'aiuto risponda a un evidente "fallimento di mercato", «abbia cioè effetti economici positivi e desiderabili per la società nel suo complesso», e che i benefici siano superiori ai costi indiretti (amministrativi, intermediazione di mafie ecc.). Inoltre, gli incentivi che saranno salvati potranno comunque essere sospesi se, ex post, l'amministrazione concedente valuta che l'efficacia sia stata inferiore agli obiettivi.

Oltre alle 43 norme già eliminate dal decreto sviluppo, si procederebbe con successivi regolamenti del governo anche con l'ausilio di un comitato tecnico. Ad ogni modo, lo schema di decreto alla voce «incentivi giustificati» esclude in modo netto dall'operazione di tagli e abrogazioni tutte le norme che prevedono incentivi finanziabili con fondi europei, diretti a compensare l'adempimento di obblighi di servizio pubblico, con particolare riferimento a istruzione e ricerca, sanità, assistenza sociale, trasporti. Salvi anche i contributi in conto interessi su investimenti già realizzati e quelli relativi a opere infrastrutturali già in fase di esecuzione. Possono, inoltre, essere esclusi incentivi per progetti di comune interesse europeo e per la promozione del patrimonio artistico, paesaggistico e ambientale.

Gli stanziamenti per gli incentivi giustificati finirebbero nel Fondo unico presso il ministero dello Sviluppo. Il piano potrebbe comunque avere anche effetti sugli incentivi delle amministrazioni locali, visto il comma in base al quale Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni dovranno adeguarsi alle norme del decreto legge.

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