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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2012 alle ore 12:28.

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Via libera del Senato con 217 voti favorevoli, 40 contrari e 4 astenuti alla fiducia posta dal Governo sul Dl sulla spending review. L'Aula di Palazzo Madama ha approvato il maxiemendamento presentato dal Governo che contiene le modifiche al decreto approvato in Commisione e il contenuto del Dl sulle dismissioni del patrimonio pubblico. Nelle dichiarazioni di voto Pdl, Pd, Udc e Terzo Polo si sono detti favorevoli al testo, mentre Idv e Lega hanno dichiarato il loro voto contrario.

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Bondi: a settembre ci sarà il «redde rationem»
A settembre saranno pronti i costi standard per gli acquisti di beni e servizi da parte di Regioni, Province e COmuni e in tal senso ci sarà «il redde rationem» per la realizzazione della spending review. Lo ha detto il
commissario del Governo alla spending review, Enrico Bondi, alla commissione Bicamerale per il federalismo fiscale.

Le novità
Dall'aumento dell'Irpef nelle Regioni in deficit nella sanità alle tasse per gli universitari fuoricorso o con reddito basso. Dalle nuove regole sulle prescrizioni di farmaci generici al tetto per gli stipendi dei manager delle società non quotate partecipate dallo Stato. Sono le novità principali del decreto spending review che, dopo un breve ma faticoso percorso in commissione Bilancio, ha ottenuto il via libera del Senato con la fiducia sul maxiemendamento del governo. Il provvedimento - che ha incorporato il decreto sulle dismissioni - passa ora alla Camera, per un esame sprint e blindato, con l'obiettivo di un ok definitivo in settimana.

Confindustria: un passo avanti nel percorso delle riforme
Per Confindustria il provvedimento è «un passo avanti nel percorso di riforme avviato dal Governo. Si è cercato di intervenire con metodo sulla spesa pubblica, con l'obiettivo di razionalizzarla e di evitare ulteriori aumenti della pressione fiscale. A regime, il processo di revisione della spesa dovrà diventare continuativo e sistematico e, soprattutto, puntare alla riduzione strutturale del carico fiscale». Confindustria sottolinea come il generale contenimento dei costi abbia prevalso sulla necessità di interventi di riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni, centrali e locali. «Emblematico il caso della sanità - sottolinea una nota di viale dell'Astronomia - dove i risparmi di spesa peseranno ancora una volta prevalentemente sul settore produttivo privato, con ricadute negative sugli investimenti e sull'occupazione». Necessario «un ripensamento complessivo del sistema sanitario, come pure un'efficace azione di revisione della spesa a livello regionale e locale, anche per conseguire livelli più elevati di efficienza e produttività dei servizi». Positivo l'avvio di un percorso di riduzione delle piante organiche degli uffici pubblici e riordino delle Province. Interventi che richiedono però «una rigorosa fase attuativa». Altrettanto positive sono giudicate le premesse sulle dismissioni del patrimonio immobiliare e l'avvio delle cessioni di partecipazioni dello Stato. «Lascia perplessi, invece, il passo indietro sulle società in house. Anche in questo caso occorre che il Governo non rinunci all'obiettivo di aprire al mercato e alla concorrenza importanti settori economici, che vedono una presenza pubblica ancora troppo invasiva, costosa e inefficiente, seppure nei limiti tracciati di recente dalla Corte Costituzionale».

Nel Pdl aumentano i frondisti
Intanto si allarga la fila, nel Pdl, di quanti annunciano voto contrario o astensione sul provvedimento della spending review. Ieri era stato, tra gli altri, il senatore Francesco Bevilacqua ad annunciare l'astensione, in dissenso contro il gruppo parlamentare. Oggi sono stati Dorina Bianchi (per lei voto contrario), Domenico Gramazio (che non voterà per gli ulteriori tagli che il provvedimento comporterebbe per la sanità del Lazio), Marcello Pera e Antonio D'Alì che hanno annuncciato l'astensione dal voto di fiducia. No anche da Giacinto Boldrini, Antonino Caruso, Carlo Giovanardi e Filippo Saltamartini.

Serra: sacrifici indispensabili, ma siano equi e proporzionali
«I cittadini sono consapevoli delle grave pecche nella nostra gestione della spesa pubblica e sono disposti a seguirci nell'opera di rigore e rilancio della crescita, solo se percepiscono che i sacrifici imposti sono equi e proporzionati. I processi di ristrutturazione della spesa, pur complicati, costosi e difficili da digerire, sono in questo frangente indispensabili». Lo ha detto il senatore dell'Udc Achille Serra, nel corso della dichiarazione di voto sulla spending review.

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