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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2012 alle ore 19:34.

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Lavori in corso sulla legge elettorale, con prove di dialogo tra Pdl, Pd e Udc. O almeno è questo il messaggio che lanciano i partiti, pressati da ogni parte - Quirinale, palazzo Chigi e imprese - affinché si trovi in tempi stretti la quadra, anche se il presidente del Senato Renato Schifani ha confidato che la nuova legge elettorale potrebbe essere approvata entro dicembre. «Vi assicuro che stiamo andando avanti», ricorda il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello. Che tuttavia aggiunge: «anche il Pd lavori per il compromesso». Intanto monta la protesta di Lega e Idv: sospettano Alfano, Bersani e Casini di inciucio per tagliare fuori i piccoli.

La riunione del Comitato ristretto
Le parole di Quagliariello venngono pronunciate a pochi minuti dalla riunione del comitato ristretto sulla legge elettorale della Commissione affari costituzionali del Senato. Alla fine dell'incontro il senatore del Pd Enzo Bianco parla di «passi avanti» e «punti di avvicinamento». Bianco ha individuato otto punti che potrebbero eventualmente caratterizzare una bozza di legge. Su alcuni sembrerebbe esserci una buona sintonia tra Pd e Pdl. Quagliariello li riassume: «c'è un accordo ampio su cinque punti e tre nodi da sciogliere. Sia noi che il Pd vogliamo il metodo proporzionale, 2/3 dei candidati indicati dagli elettori, 1/3 con listini bloccati su 26 circoscrizioni più la Valle d'Aosta con il metodo d'Hondt, uno sbarramento al 5% e un premio di governabilità».
Fin qui, ciò che va. Le divergenze, spiega ancora Quagliariello, «stanno sul metodo con cui restituire ai cittadini la scelta: noi pensiamo alle preferenze, i democratici ai collegi uninominali; sull'entità del premio (per il Pd è il 15%, per il Pdl il 10%, ndr) e sul destinatario: per noi deve essere il partito che prende più voti, per il Pd la coalizione». Su quest'ultimo punto i democratici sostengono di aver ceduto qualcosa: nel testo predisposto da Bianco non si parla infatti di premio alla coalizione bensì di premio «assegnato al partito e alle liste ad esso apparentate che hanno conseguito il maggior numero di voti».

Vendola: ripristinare il vecchio Mattarellum
In un quadro che, al di là di qualche dichiarazione, stenta a trovare dei paletti condivisi, ciascuna parte politica ci tiene a sottolineare che non è lei a remare contro il raggiungimento di un'intesa. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani torna a sottolineare che «noi abbiamo un solo punto irrinunciabile: la sera del voto - continua - i cittadini devono sapere chi governa». Il leader di Sel Nichi Vendola spariglia un po' le carte e racconta di aver confidato la sua opinione a Bersani. «Siccome il Parlamento si sta avvitando su se stesso» - è la constatazione a partire dalla quale sviluppa il suo ragionamento - si potrebbe ripristinare il vecchio Mattarellum. Insomma, piuttosto di mantenere il sistema attuale conviene tornare al passato.

Le imprese: una riforma condivisa non è più rinviabile
Intanto l'esortazione rivolta ai partiti a fare presto viene rivolta anche dalle imprese. In un manifesto condiviso le associazioni datoriali (Abi, Ania, Alleanza delle cooperative, Confindustria, Rete imprese italia) avvertono che «non è più rinviabile una riforma condivisa del sistema elettorale».

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