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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2012 alle ore 08:12.

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Una settimana fa, la crisi dell'euro aveva preso una gran brutta piega. I mercati brancolavano nel buio. Il 25 luglio i Bonos spagnoli decennali sfioravano il record del 7,7%, i BTp tornavano al 6,65%. La parte breve delle curve dei rendimenti di Italia e Spagna soffriva terribilmente.

A trascinare traders e investitori sull'orlo della disperazione, complici gli scambi rarefatti estivi, hanno concorso la nota inadeguatezza dei fondi di stabilità Efsf/Esm di fronte alla gravità della crisi e l'immobilismo della Bce sul Securities markets programme. Il programma di acquisto dei titoli di Stato giaceva inattivo da febbraio. I mercati non avevano nulla su cui appigliarsi per ben sperare: martellanto i "nein" della Buba su Smp e licenza bancaria dell'Esm. Sbandato e scoraggiato, il mercato ha creduto al miracolo.
Il presidente Mario Draghi ha affermato con vigore, a Londra, che la Bce era pronta a tutto per salvare l'euro, questo è stato tradotto in acquisti imminenti di Bonos e BTp sul secondario.
Ieri il numero uno della Bce ha fatto tornare i mercati bruscamente con i piedi in terra, tentando di tenerli lontani dalle paludi dell'euroscetticismo. Il guado è stato passato. La strada è segnata. I mercati hanno da oggi più di una certezza: l'inadeguatezza dell'accoppiata Efsf/Esm, soprattutto dimensionale, potrà essere colmata dagli interventi di entità adeguate (quindi all'occorrenza illimitate) della Bce. La procedura è finalmente stabilita: gli Stati dovranno bussare formalmente alla porta di Efsf/Esm, per dare il via libera agli interventi straordinari della Bce.

Il Smp diventerà molto più trasparente, mirato e con le giuste dimensioni. Persino sull'Esm operativo come controparte della Bce si è aperto uno spiraglio: prenda la licenza bancaria e se ne riparlerà, ha fatto intendere Draghi.
Per i mercati, il risveglio alla dura realtà ieri è stato traumatico. E questo spiega i crolli delle Borse periferiche e l'impennata degli spread. Dall'attesissimo Consiglio direttivo "della svolta" non è uscito l'acquisto immediato di BTp o Bonos, ma neanche una nuova Ltro speciale pluriennale (c'è chi sperava nel passaggio da tre a cinque anni), né il nuovo assetto sull'ampliamento delle garanzie collaterali, né la deposit facility a tassi negativi che restano «acque sconosciute». Persino i tassi sono rimasti invariati. Giornataccia, rispetto alle altissime aspettative.

Passata la nottata, però, oggi restano le aperture e le novità annunciate da Draghi. Una Bce che al Consiglio direttivo di luglio non aveva neanche affrontato il tema del Smp, ieri ha già imbastito le linee guida del prossimo nuovo programma, che sarà trasparente e adeguato, molto diverso dal primo, opaco e inefficace. Se in futuro la Bce dovesse decidere, nella sua piena autonomia e dentro l'ambito del suo mandato (stabilità dei prezzi e della moneta), di acquistare i titoli di Stato europei (per ripristinare le cinghie di trasmissione della politica monetaria), i mercati verranno a sapere di quali Paesi si tratterà e la dimensione dell'intervento (ora c'è buio totale).
Draghi ha detto che l'enfasi verrà data agli acquisti sui titoli di Stato a breve, che sono quelli più vicini alla politica monetaria naturalmente: ha anche fatto un cenno alla parte lunga della curva, che non sarà ignorata.

La delusione dei mercati si è cementata sul riferimento del presidente, in più occasioni, alle «svariate settimane» di tempo che i tre comitati - politica monetaria, rischi e mercati - si prenderanno per indicare i dettagli delle operazioni non convenzionali. Dettagli che andranno votati e decisi. Tempi biblici. Ma Draghi ha lasciato aperto un altro spiraglio: dopo l'attivazione di Efsf/Esm, la Bce si sente comunque libera di intraprendere operazioni di mercato aperto adeguate per raggiungere i suoi scopi. Non è escluso, quindi, che se il rendimento dei Bonos dovesse varcare la soglia dell'8% o anche oltre già la prossima settimana e la Spagna dovesse chiedere e ottenere aiuto dall'Efsf, l'Eurosistema non potrebbe ricorrere ai suoi strumenti straordinari: tant'è che nel comunicato ieri il riferimento allo spinoso tema della "seniority", dello status di creditore privilegiato della Bce è stato inserito non nell'ambito delle linee guida ma in quello degli interventi a caldo. Eurotower conferma quindi che tutto il possibile verrà fatto per proteggere l'euro, quando sarà necessario: unica condizione, la richiesta del Paese di un intervento Efsf/Esm con condizionalità, anche leggera.

Draghi ha ribadito infine che la Bce non può e non vuole sostituirsi ai Governi né compiere azioni che spettano agli Stati. Nell'ambito del campo di azione di Francoforte non c'è la concessione della licenza bancaria. Ma questa puntualizzazione, ieri, da parte di Draghi ha aperto e non chiuso la porta al fondo di stabilità permanente. La Bce ha stabilito infatti, con parere legale risalente a qualche mese fa, che l'Esm «così come è» non soddisfa i requisiti per divenire controparte nelle operazioni di rifinanziamento principale. I requisiti sono essenzialmente tre: versamento delle riserve obbligatorie, controllo da parte di un organo di vigilanza bancaria e solidità patrimoniale. Spetta agli Stati decidere se l'Esm dovrà chiedere la licenza bancaria presso la Banca centrale del Lussemburgo dove risiede: solo con la licenza bancaria in mano, come ha già fatto la Bei, l'Esm potrà riproporsi come controparte della Bce. La partita, sembrerebbe, è ancora tutta da giocarsi.

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