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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2012 alle ore 08:13.
La strettoia lungo la quale cammina la Bce di Mario Draghi è delimitata dalla Germania (Governo e Bundesbank) e dai mercati. Ciò che è troppo per gli uni è troppo poco per gli altri. Le reazioni asimmetriche si sono viste giovedì. Dopo la conferenza stampa del governatore, le Borse sono sprofondate, gli spread si sono impennati e il pensiero unico tedesco - che in economia e politica monetaria non solo è bipartisan ma trasversale - ha nuovamente gridato allo snaturamento prossimo venturo della Banca centrale europea.
Ieri, invece, il pensiero di Draghi è stato "rivisitato" e i mercati sembrano aver apprezzato ciò che 24 ore prima avevano istericamente rifiutato: la promessa di un'azione importante sui mercati, accompagnata o forse preceduta dall'intervento del fondo salva-Stati. «Condizionalità» è la parola chiave della road map d'emergenza configurata dal banchiere centrale, complementare a quella disegnata al vertice europeo di fine giugno e il cui primo pilastro è l'unione bancaria. È un concetto che sappiamo essere caro ad Angela Merkel, alla Bundesbank, e certamente allo stesso Draghi.
La Bce non avrebbe mai potuto-voluto preannunciare una ripresa degli acquisti di titoli pubblici senza indicare come pre-requisito l'attivazione dello scudo anti-spread da parte dei Paesi in difficoltà. Chi ne fa richiesta non attiverà le "ganasce" della troika che hanno stremato l'economia greca, ma dovrà rispettare le raccomandazioni della Commissione Ue sulla riduzione del deficit di bilancio e degli squilibri macroeconomici. E ci sarà la firma di un memorandum con Bruxelles.
Quello prospettato da Draghi non è un semplice percorso di mercato. Tende ad eliminare, anche chiamando in causa la responsabilità sovrana, quindi degli Stati, le debolezze che il mercato aveva riscontrato nel primo programma di acquisti (Smp): l'azzardo morale di chi può essere tentato da un rallentamento del processo di riforme e il disincentivo, per gli investitori privati, di competere con un creditore privilegiato. La Bce, di fatto, sta cambiando pelle, e i tedeschi non sanno bene come assecondare questa mutazione. La condizionalità accomoda tutti e potrebbe rendere più facile, in settembre, la messa in opera del piano Draghi.
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L'aiuto sui mercati
di Efsf e Esm
Il pacchetto messo a punto per arginare l'emergenza degli spread troppo alti sui mercati finanziari prevede il ricorso ai fondi salva-Stati: Efsf e Esm. I fondi possono sia concedere prestiti veri e propri (come quelli dati a Grecia, Portogallo e Irlanda) oppure intervenire con uno strumento alternativo, l'assistenza finanziaria precauzionale, nella forma di linee di credito oppure di operazioni di acquisto di titoli di Stato sul mercato primario e secondario per far scendere i rendimenti dei bond. Quest'ultima tipologia di intervento è stata resa più flessibile, rispetto agli Statuti dei due fondi, dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Si tratta del cosiddetto scudo anti-spread.